La petizione anti-pelle di Stella McCartney è un flop

La petizione anti-pelle di Stella McCartney è un flop

Si può dire che la petizione anti-pelle di Stella McCartney è stata un flop? Per noi sì. In più di un mese ha raccolto oltre 43.000 firme. Che non sono poche, magari, in termini assoluti, ma lo sono in quelli relativi. Perché la petizione è su scala globale, innanzitutto, nonché lanciata da un palcoscenico, quello di COP26, sul quale erano puntati gli occhi del mondo. E perché la sua stessa promotrice è una personalità internazionale: Stella McCartney, figlia dell’ex Beatles Paul, ha un cognome che da solo fa notizia. Per di più non è una designer “indipendente”. Al contrario, nella sua carriera ha primo unito le forze con Kering e, poi, con LVMH. Quando si muove lei, si muovono i colossi della moda. Quando si esprime, le sue opinioni sono riportate dai media di tutto il pianeta.

La petizione anti-pelle

Una petizione su change.org già di suo ha valore puramente dimostrativo. Chi la promuove, raggiunto l’obiettivo di audience che si è prefissato, la fa presente al destinatario della sua richiesta. Nel caso di quella di Stella McCartney, lanciata durante COP26, il destinatario è “the global fashion industry”: tutti e nessuno, insomma. La raccolta firme ha avuto un avvio vivace (per lo meno rispetto alla lentezza dimostrata in seconda battuta). Ha sfondato la soglia delle 40.000 firme intorno al 20 novembre. E poi si è fermata. Lo slancio iniziale si è trasformato in un ritmo lento da qualche centinaia di firme al giorno. La soglia delle 50.000 rimane lontana.

Che conclusioni trarne

Non possiamo sapere se la petizione è destinata a vivere un improvviso ritorno di fiamma. Viste le dinamiche del web, potrebbe accadere. Ma una cosa l’abbiamo capita. Quando Stella McCartney, ospitata dai “grandi della terra” (come si suol dire in occasione dei vertici governativi internazionali), ha lanciato la sua petizione, vi abbiamo subito messo in guardia sulla sua povertà (e scorrettezza) di contenuti. La ridda di notizie dello scorso autunno ci ha spinto a redigere un numero monografico de La Conceria (il 12, attualmente in distribuzione) al fine di ripristinare un briciolo di verità nell’annosa querelle con i vegani. La tiepida, tiepidissima accoglienza che il pubblico internazionale ha riservato alla petizione anti-pelle di Stella McCartney ci conforta, ecco. Vuol dire che, per quanto certi argomenti e certe istanze piacciano a personalità influenti, in grado di condizionare la stampa internazionale, sul mercato c’è “una maggioranza silenziosa” che sulla pelle non ha riserve. E che contro la pelle non si mobilita.

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