UNIC non le manda a dire: Stella, pensa alla tua “sostenibilità”

UNIC non le manda a dire: Stella, pensa alla tua “sostenibilità”

Lo scontro sale necessariamente di tono, perché di fronte al livore delle ennesime dichiarazioni di Stella McCartney contro la pelle e a favore della presunta sostenibilità della sua moda animal free, star zitti è impossibile. Così, UNIC – Concerie Italiane ribadisce le sue posizioni e non le manda a dire alla stilista figlia di Paul McCartney.   “Stella McCartney continui a fare le sue borse di plastica e ci lasci in pace. Sono anni che subiamo i suoi attacchi. Ora basta”, dice Fulvia Bacchi, direttore dell’associazione dei conciatori italiani (aderente a Confindustria Moda), in un’intervista pubblicata dal quotidiano La Repubblica. E non solo, visto che la reazione di UNIC trova spazio anche su altre testate (Quotidiano Nazionale, Il Tirreno, Il Mattino di Padova) e in radio, ripresa nella Rassegna Stampa di Radio 24 di questa mattina.

Sarebbe questo il “Future of Fashion”?

Nell’arroganza delle sue argomentazioni oltranziste, Stella McCartney ha fatto irruzione a COP26, in corso a Glasgow fino al 12 novembre, attirando su di sé l’attenzione con un’esposizione (foto a sinistra e a destra, tratte da Instagram) dal titolo “The Future of Fashion”. Un “Future” che, ça va sans dire, è solo il suo e dei suoi prodotti a base di materiali green (a suo dire, ovviamente…). La sua ennesima raffica di offensivi oltraggi si riassume così. Primo: ha invitato i delegati di COP26 e il pubblico a firmare una petizione per porre fine all’uso di pelle e pelliccia nella moda. Secondo: ha, per l’ennesima volta blaterato che “dobbiamo far sapere alla gente che centinaia di milioni di animali vengono uccisi ogni anno per la moda, per il cuoio, per le pelli e le colle animali”. Terzo: dice che “le generazioni più giovani sono meno disposte a indossare prodotti di origine animale” e “che non accetteranno di comprare la moda scellerata, la moda malvagia, la moda sporca”.

UNIC non le manda a dire

Ribadire l’ovvietà sembra una perdita di tempo, ma ci stiamo rendendo conto come, invece, rappresenti un’urgenza necessaria. Ecco, allora, che Fulvia Bacchi, a La Repubblica, (ri)spiega che “questi animali vengono macellati per l’industria della carne. Se non venissero recuperate quelle pelli, che fine farebbero? Ci sono miliardi di animali macellati ogni anno. Le pelli dovrebbero finire bruciate o nelle discariche. Con quale impatto sull’ambiente?”. Quella che l’articolista definisce la “riconversione completa” della moda in ottica leather free, viene così definita “fuori da ogni logica. Spero che la gente si renda conto di questo bluff. (…) Credo che marketing e comunicazione diano prospettive sbagliate. Noi siamo molto fiduciosi sul futuro della pelle”.

Rispondi a questa domanda, Stella

La domanda che, quindi, ti dobbiamo fare, Stella, è banalissima: rinunciando a utilizzarne la pelle (è una tua scelta legittima, nessuno te la contesta) quanti bovini, ovini, caprini hai salvato dalla macellazione? Noi la risposta la sappiamo: nessuno, zero, perché non sono allevati per quello. E abbiamo la certezza assoluta che ne sei del tutto consapevole anche tu. Esattamente come sei consapevole che ammetterlo farebbe crollare tutto il tuo castello di carte mediatiche e di marketing.

Una postilla

Infine, una postilla ci pare necessaria e riguarda il Principe Carlo d’Inghilterra. Il quale la scorsa settimana, sempre durante COP26, ci ha fatto esultare, esprimendo l’augurio che “la gente conosca il valore” della pelle prodotta eticamente secondo i principi “dell’economia circolare”. Salvo, poi, in virtù del progetto green che ha fondato (SMI, acronimo di Sustainable Markets Iniziative), certificare con la sua presenza e il suo apprezzamento anche l’esposizione di Stella McCartney (al centro, nella foto Shutterstock). Ecco, questa ci sembra una schizofrenia piuttosto pericolosa, perché, in nome della crociata green, crea una costante dinamica disinformativa che non fa nulla per distinguere tra chi fa marketing, vomita accuse, spara sentenze prive di logica e chi, invece, si sporca le mani ogni giorno per migliorare in modo continuo, costante e a 360° la propria identità sostenibile. Ma tutto ciò, come tristemente sappiamo, non fa notizia.

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