Mongolia: una camicia in pelle ovina potrebbe riscrivere la storia

Mongolia: una camicia in pelle ovina potrebbe riscrivere la storia

Una camicia di pelle potrebbe riscrivere la storia. Un gruppo di ricercatori, infatti, sta approfondendo gli studi su una serie di oggetti rinvenuti nel 2015 in una grotta della Mongolia. Il sito riguarda la tomba di un uomo e tra i manufatti vi è anche una sella in legno con le staffe, un accessorio su cui si sta concentrando l’attenzione dei ricercatori. Cosa c’entra la pelle? Semplice. Proprio la camicia in pelle ovina del defunto potrebbe far retrodatare il momento in cui, nella storia dell’uomo, si sono iniziate a diffondere le staffe.

Riscrivere la storia

Nel 2015 un gruppo di archeologi del Museo Nazionale della Mongolia hanno iniziato a studiare alcuni manufatti rinvenuti sul monte Urd Ulaan Uneet. Il sito era il luogo di sepoltura di un uomo i cui resti erano contenuti in una cassa di legno. Intorno a lui vi erano alcuni strumenti, i resti di un cavallo e accessori per cavalcarlo. Tra questi anche una sella in legno con delle staffe. Proprio le staffe hanno attirato l’attenzione degli archeologi. Fino ad allora, infatti, i reperti presenti in Asia mostravano un utilizzo diffuso delle staffe a partire dal IV secolo a.C.

 

 

La camicia in pelle

I resti dell’uomo, i suoi attrezzi e i suoi indumenti risalirebbero, però, al III secolo a.C. In altre parole: 100 anni prima. Soprattutto dall’abbigliamento dell’uomo, gli archeologi ritengono che non fosse un membro di alto rango di qualche importante famiglia, ma un nomade, oppure un pastore o un cacciatore. Una persona qualunque, insomma. A spingerli in questa direzione anche la sua camicia in pelle di pecora. Se la datazione al carbonio di quest’ultima, dunque, confermasse la sua età, significherebbe che le staffe sulle selle iniziarono a essere usate regolarmente ben prima di quanto si pensasse.

Immagini tratte da archaeology.org

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