Stella: “Metà del mio lavoro è fare lobby veg per cambiare leggi”

Stella: “Metà del mio lavoro è fare lobby veg per cambiare leggi”

Certo, da imprenditrice della moda Stella McCartney è impegnata nelle attività del proprio brand. Ma è molto interessante sentirle confessare che metà del suo lavoro consiste nel fare lobby veg, cioè pressione sui governi affinché cambino leggi e regolamenti in direzione a lei gradita. È interessante per due ragioni. Innanzitutto perché Stella McCartney (in foto) è reduce dall’ospitata a COP 28, meeting dell’ONU con i governanti di tutto il mondo da dove ha invocato addirittura una barriera doganale per scoraggiare lo scambio internazionale di materiali animali. La ribalta, quindi, non le manca. E poi perché le parole della stessa imprenditrice rispondono ad Antoine Arnault, socio del suo brand al 49%, che di recente ha fatto genericamente riferimento al disturbo sul mercato di chi “vorrebbe obbligare LVMH ad abbandonare pelle e pelliccia”.

 

 

La lobby veg

Ma torniamo alle parole di McCartney. Che, parlando con Madame (inserto de Le Figaro), prima si lancia in una delle sue solite intemerate, tanto faziose quanto malevole. “Ogni anno si uccide oltre un miliardo di animali per l’industria della moda (falso: si macellano per l’industria della carne, di cui la concia raccoglie un sottoprodotto, ndr). Il fashion system distrugge anche gran parte delle foreste tropicali (falso, lo fa l’industria agricola per i suoi scopi, non certo per la moda, ndr). Non so se vedremo qualche cambiamento. L’uomo è il più crudele e folle degli animali. Chi può sapere di cosa è capace?”. Sulla base di queste premesse in parte di disinformazione e in parte patetiche, McCartney confessa: “Il vero cambiamento avverrà solo se sempre più persone lavoreranno come me (cioè facendo moda vegana, ndr). Per questo metà del mio lavoro consiste nel fare pressione sui politici e sui governi per cambiare le leggi”.

Attenzione a Stella

L’abbiamo già scritto: c’è da augurarsi che tra i governanti del mondo nessuno prenda sul serio McCartney, perché altrimenti si saboterebbe la filiera conciaria con l’unico risultato di trasformare le pelli grezze in una bomba ecologica e in un problema sociale. Ed è bene che prestino attenzione a lei anche dai piani alti di LVMH, sodalizio che nella filiera della pelle investe perché crede nelle sue best practice industriali, ma che al contempo sostiene chi quella stessa filiera la vorrebbe smantellare senza tanti complimenti.

Foto da stellamcacartney.com

 

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