Pensate se per un attimo dessero davvero retta a Stella McCartney

Pensate se per un attimo dessero davvero retta a Stella McCartney

Per fortuna certe interviste rimangono niente più che un esercizio di stile. Confidiamo insomma nel fatto che l’ennesima intemerata di Stella McCartney, che ora invoca addirittura barriere doganali globali per impedire il commercio internazionale di prodotti in pelle, non superi il livello delle parole al vento. Ma ci stupiamo sempre nel vedere quanto l’opinione pubblica (stampa, giornalisti, organizzazioni, etc) penda dalle labbra della maître-à-penser della moda vegana. E ci chiediamo: ci si rende conto di quali sarebbero le conseguenze se i “leader globali” dessero davvero retta a Stella McCartney?

La guerra fiscale

A margine di COP 28 (evento, lo abbiamo scritto, insolitamente sbilanciato a favore delle fonti fossili e – sarà un caso – della moda vegana), CNN ha intervistato Stella McCartney (in foto da Shutterstock). Senza un vero e proprio contraddittorio, la stilista si è potuta lanciare nel solito attacco all’industria conciaria. Trovandosi a un evento dell’ONU che coinvolge governi e capi di Stato, McCartney ne ha approfittato addirittura per consigliare una strategia fiscale “ai leader globali”: un bel sistema di barriere doganali che inibisca il commercio globale di prodotti in pelle. “Bisogna penalizzare chi abbatte le foreste pluviali e usa sostanze tossiche per conciare”, dice. Ci auguriamo che nessuno dia seguito alle sue parole.

 

 

Se dessero davvero retta a Stella McCartney

La stilista confonde i piani e mistifica le informazioni per portare acqua al proprio mulino. Con un artificio tipico della retorica vegana, scarica sulla concia responsabilità della zootecnia. Quando, invece, i bottali raccolgono un sottoprodotto degli allevamenti che, fino a quando ci sarà consumo di carne in crescita, continueranno a processare animali secondo le proprie esigenze, non secondo quelle del mercato della pelle finita. Ecco, lo sapete che cosa accadrebbe se la concia smettesse di esistere, come sognano McCartney e i suoi accoliti? Che andrebbero smaltiti in discarica 2,18 miliardi di metri cubi di pelle che ogni anno avanzano ai macelli. Un volume di materiale, pari a due volte l’Everest (si legga One4Leather per la raccolta di questi dati), che già oggi è solo parzialmente assorbito dai bottali. Una montagna di problemi che oggi gestisce la concia, ma che un domani (se qualcuno desse ragione a McCartney) graverebbe sulla società.

 

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