Una settimana di paradossi, blockchain e ricordi

Una settimana di paradossi, blockchain e ricordi

La rassegna stampa della settimana che fa da ponte tra agosto e settembre non poteva essere “normale”. Proprio per la sua particolare natura, per il suo rappresentare per molti il fatidico momento del rientro al lavoro dopo le ferie. Ma questa è stata la rassegna di una settimana di paradossi o, per lo meno, di argomentazioni paradossali. Non solo, per fortuna. Perché la stampa internazionale ci racconta anche di investimenti in qualità, memoir e, si può dire, semplici e gustose curiosità.

Consigli di lettura:

  • Perché parliamo di una settimana di paradossi? Si legga questo pezzo. Ci si trovano la solita farcitura di argomenti contro la concia e la ridda di espressioni irricevibili (nonché vietate in ambito commerciale dal cosiddetto Decreto Pelle). Ma ci fa sobbalzare il primo capoverso: “Lo sapevi? L’ecopelle, in realtà, non è finta pelle che non viene realizzata a partire dallo sfruttamento degli animali. Molte persone lo credono perché, effettivamente, il nome potrebbe trarre in inganno – si legge –. In sostanza, l’ecopelle è semplicemente il cuoio o la pelle realizzata e trattata con modalità a basso impatto ambientale. Resta sempre pelle animale, e non si tratta di pellame animalista o vegano (sic!)”. Cioè, per il redattore è ingannevole chiamare “ecopelle” il derma naturale lavorato secondo certi standard di qualità, mentre sarebbe corretto definire così un tessuto ottenuto impastando matrici vegetali con gomme e prodotti sintetici. C’è da non crederci;

 

 

  • Per fortuna lungo la filiera della moda c’è chi ha ancora i piedi per terra e la testa sulle spalle. Come Matteo De Rosa, CEO di LVMH Métiers d’Art, che in questa intervista spiega gli investimenti del gruppo sulla materia prima e sulla blockchain;
  • È una carriera lunga e ricca di soddisfazioni, quella di Paul Smith. Che ne parla con Le Monde, senza nascondere le difficoltà poste dalle sfide. Fino all’ultima, quella legata all’isolamento post-Brexit delle aziende inglesi;
  • Ne ha da raccontare chi fa il ciabattino dell’alta società. E per questo è interessante leggere l’intervista di BoF ai fondatori della britannica Shoe Lab: bottega dove i vip portano a riparare le loro Loboutin o le loro Dior.

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