Corea: La moda italiana @ Seoul chiude senza sorprese

Corea: La moda italiana @ Seoul chiude senza sorprese

L’ultima giornata di La moda italiana @ Seoul ha registrato qualche presenza in più rispetto alle precedenti, ma il giudizio degli espositori resta orientato a una sostanziale delusione. Da una parte un mercato che, complice la dittatura del digitale, cambia le modalità di approccio ai clienti. Dall’altro l’allineamento della Corea del Sud a dinamiche globali di mercato. La più evidente: il monopolio della sneaker.

Il commento degli espositori
“Ieri è stata una giornata con scarsa affluenza. Oggi, invece, è andata un po’ meglio” ci dice Fabiano Ricci, presente a Seoul con i marchi RFR Fabiano Ricci e Filomoti. Un miglioramento che non sposta l’asticella del giudizio complessivo sull’evento, che ha a scontato, dice Ricci, “poca conoscenza dell’evento stesso da parte dei clienti coreani”. Giovanna Ceolini, del brand Thierry Rabotin e vicepresidente  Assocalzaturifici, ha esposto a Seoul per la prima volta e ci spiega che “la manifestazione è valida, anche se ci sono stati meno visitatori rispetto all’edizione di un anno fa. I buyer provengono da boutique indipendenti, departement store o grandi catene che si sono dimostrati più interessati all’abbigliamento piuttosto che alle scarpe. Abbiamo comunque avuto buoni contatti di buyer che conoscevano il nostro brand e sono venuti appositamente in fiera per visitare il nostro stand”.

Le ragioni del prodotto
Il bilancio non soddisfacente, almeno per scarpe e borse, va anche attribuito all’evoluzione del mercato sudcoreano, che ormai ricalca le tendenze globali, con un minor interesse verso prodotti costosi rispetto alle sneaker. Non solo: i buyer coreani cercano precise novità nella cifra stilistica degli accessori. A Seoul (come ormai in tutto il mondo) o s’innova il prodotto, nel modo giusto, o il mercato volta le spalle. (mv)

Foto da emimoda.it

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