CRV rovina il trimestre di Ferragamo (-30%): si riparte dalla Cina

CRV rovina il trimestre di Ferragamo (-30%): si riparte dalla Cina

CRV rovina il trimestre di Ferragamo: le vendite della griffe registrano un calo di oltre il 30%. La società ha revocato la distribuzione degli utili del 2019 e ha istituito un comitato esecutivo interno anti-Coronavirus. Per la ripartenza si guarda alla Cina.

CRV rovina il trimestre di Ferragamo

Salvatore Ferragamo ha comunicato i dati preliminari relativi al primo trimestre 2020. I ricavi consolidati si attestano a 220 milioni di euro, -30,6% a cambi correnti e -31,4% a cambi costanti rispetto allo stesso periodo dell’esercizio 2019. “Il Gruppo – si legge nella nota – ha registrato una solida performance nel mese di gennaio in tutti i mercati principali, che si è poi progressivamente deteriorata”.

In attesa dell’assemblea

Ferragamo ha rinviato all’ 8 maggio l’assemblea ordinaria. La società, dicevamo, ha revocato la proposta di distribuzione dell’utile di esercizio 2019 e ha deciso di presentare una proposta di compenso dei membri del Collegio Sindacale. In più, ha istituito un Comitato Esecutivo per fare fronte all’emergenza determinata dalla pandemia da Covid-19.

Le prospettive di Le Divelec

Secondo il CEO Micaela Le Divelec Lemmi la Cina è “l’unico spiraglio di luce”, ma con una ripresa ancora lenta. Sul fronte supply chain osserva: “Ogni giorno e ogni settimana c’è una situazione diversa – spiega a MFF –. Ora stiamo cercando di capire come e quando sarà possibile una graduale ripresa delle attività”. Ferragamo ha concentrato le attività, dallo sviluppo della prossima collezione, alla prototipia, collezione e logisitca, nella fabbrica dell’Osmannoro (Firenze). “Il nostro obiettivo sarebbe quello di provare a far ripartire progressivamente le attività per non interrompere il flusso fermo da 15 giorni e che un ulteriore prolungamento dello stop potrebbe rallentare in maniera consistente”. Le Divelec Lemmi esclude il “salto della stagione”, ma manda un messaggio chiaro a tutta la supply chain: dovrà adeguarsi per lavorare “in tempi ragionevolmente più brevi”. Più digitale per tutto? La CEO ha le idee chiare: sì per lo showroom virtuale con immagini in alta definizione e visione a 360 gradi, no per la visualizzazione della collezione e fitting. (mv)

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