Distanze, margini e velocità: Givenchy e Hilfiger spiegano perché il digitale è una risorsa per il lusso

Quando si parla di e-commerce si parte spesso dal presupposto che sia un canale utile alla scontistica, agli affari, rivolto al cliente aspirazionale e quindi di scarsa marginalità per l’alta moda. Sbagliato. “I nostri consumatori sono connessi 24 ore su 24 con forte presenza sui social – spiega Philippe Fortunato, ceo di Givenchy, a MFF –. Di solito si considera che l’e-commerce funzioni solo con prodotti entry price, ma in realtà ci sono consumatori molto sofisticati che vivono in città dove non ci sono i nostri store o che non vogliono andare in negozio”. Pubblico che adesso è possibile raggiungere in modo e con formule innovative. Da buon americano, Tommy Hilfiger ne fa una questione anche di pragmatismo: “Connessioni veloci, milioni di smartphone e influencer hanno cambiato completamente il modo di ragionare, disegnare e produrre un abito – spiega a L’Economia – . Oggi ascoltiamo in tempo reale cosa vuole la gente e glielo diamo subito”. Il digitale, allora, per le griffe non è una scelta, è un dovere: “Moda e tecnologia devono lavorare insieme – conclude –. Il futuro non aspetta”. Nella foto, il digital showroom di Tommy Hilfiger.

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