Louis Vuitton aprirà una seconda pelletteria in Texas. Al di là dell’ipotetico accordo commerciale sui dazi tra USA ed Europa, Bernard Arnault, CEO del colosso francese, ha deciso di espandere la produzione di borse negli Stati Uniti. Il tutto, nonostante quella già esistente – secondo un’inchiesta Reuters – sia “una delle sue peggiori fabbriche”. Una decisione opposta all’idea del suo rivale, François-Henri Pinault, CEO di Kering.
Un’altra pelletteria in Texas
“Louis Vuitton aveva già un laboratorio negli Stati Uniti quando sono arrivato in LVMH. Dato lo sviluppo dell’azienda negli USA, ne abbiamo aperto uno nuovo cinque anni fa. Prevediamo di aprirne un altro per soddisfare la domanda, sempre in Texas”, dichiara Arnault a Le Figaro. Il magnate francese lo conferma anche in un’intervista al Wall Street Journal. Il nuovo sito produttivo sorgerà nei pressi di Dallas, dove il gruppo francese del lusso possiede già una pelletteria inaugurata nel 2019 alla presenza di Donald Trump (nella foto, tratta da Instagram). La nuova pelletteria dovrebbe essere pronta tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027, ha dichiarato all’AFP una fonte anonima. LVMH, che realizza il 25% del suo fatturato negli Stati Uniti, possiede già tre laboratori Louis Vuitton e quattro laboratori Tiffany negli States. “Per i nostri clienti americani – aggiunge Arnault -, acquistare un prodotto Louis Vuitton realizzato negli Stati Uniti non è affatto un problema”.
Un annuncio che non sorprende, ma…
La decisione, se non del tutto sorprendente, appare in contrasto con l’efficienza della fabbrica già esistente in Texas. Ma anche con il pensiero di François-Henri Pinault, CEO del gruppo Kering. Quest’ultimo, nel maggio corso, durante un’audizione al Parlamento francese aveva detto: “Non avrebbe senso far produrre borse Gucci in Texas”. Un mese prima rispetto a questa dichiarazione, Reuters aveva pubblicato i risultati di una sua inchiesta secondo la quale il sito produttivo in Texas sarebbe “uno dei peggiori del marchio francese”. La ragione? Per esempio: scarti di pellame doppi rispetto alla normalità e qualità dei prodotti non conforme. La pelletteria texana avrebbe dovuto arrivare ad assumere 1.000 dipendenti. Per ora si è fermata a (circa) 300.
Perché?
Sarà proprio considerando le difficoltà della prima fabbrica che Arnault, anziché ampliarne la capacità produttiva, ha deciso di realizzarne un secondo? Oppure la decisione si basa sulle possibili agevolazioni che LVMH riceverà realizzando un nuovo fabbricato industriale?
LVMH e i dazi di Trump
Quanto ai dazi USA e alle trattative in corso, Arnault ne ha parlato con il Wall Street Journal. “Sto spingendo il più possibile per raggiungere un accordo con gli americani“. La direttrice finanziaria di LVMH, Cécile Cabanis, ha affermato a sua volta che un dazio USA del 15% sull’import europeo rappresenterebbe un “esito complessivamente positivo per l’umore generale dei nostri clienti” (fonte Business of Fashion).
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