Lusso, i titoli abbastanza forti da reggere anche la crisi cinese

Lusso, i titoli abbastanza forti da reggere anche la crisi cinese

I titoli del lusso in Borsa vanno forte. Sempre, anche nei momenti complessi. Anzi, abbiamo verificato con la pandemia che crescono soprattutto nei momenti complessi. Ma non tutti sono in grado di reggere con la stessa scioltezza la crisi cinese, di cui il rallentamento di PIL è la prima avvisaglia. “Per quanto il settore presenti caratteristiche che lo rendono meno sensibile al ciclo economico – dice Massimiliano Schena, direttore investimenti di Symphonia Sgr, a il Sole 24 Ore –, un rallentamento dell’economia cinese può creare le condizioni per una pausa nell’andamento positivo dei titoli, considerando anche i livelli valutativi di partenza. Tuttavia, riteniamo che le fasi di debolezza possano essere sfruttate per creare posizioni sul comparto, perché gli elementi di interesse strutturale rimangono intatti”.

La forza del lusso anche davanti alla crisi cinese

“Il lusso è uno dei settori più protetti dalle crisi e dall’inflazione – chiosa il quotidiano finanziario –, visto che le persone abbienti possono permettersi di modificare poco o per nulla i loro consumi”. E lo è in virtù di alcuni punti di forza tra i quali spicca, tra tutti, la capacità di imporre il prezzo al mercato. I risultati in Borsa da inizio anno, basta guardare i dati Refinitiv, dimostrano che, chi più chi meno, tale forza si è dispiegata anche in un 2023 controverso: da inizio anno Hermès segna il +28,9%, LVMH il +14,3%, Kering il +3,6% e Richemont +2,3%. “I nostri titoli preferiti sono Hermès come best in class del settore – continua Schena –. In termini di valutazione crediamo che Richemont e soprattutto Kering siano appetibili”.

Non tutti sullo stesso piano

Si fa presto, però, a dire titoli del lusso. Come spiega Matteo Solfanelli, CEO di Inveslinx, non tutti i titoli sono sullo stesso piano. Mettendo a confronto il potenziale di Tapestry, fresco di fusione con Capri Holding, e LVMH, si capisce perché il secondo goda di una posizione di forza inattaccabile: ha oltre 70 marchi, diversificati per categoria merceologica, tutti saldamente posizionati nel lusso e che non praticano sconti. “Sebbene la valutazione di LVMH sia più alta rispetto a Tapestry – conclude –, ci aspettiamo che il gruppo francese possa aumentare i ricavi a un tasso cinque volte più alto nei prossimi anni”.

Elaborazione grafica di Shutterstock

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