Lusso, Richemont vede la luce: vendite su del 12%. Su Hugo Boss il sospetto dell’insider trading

Vendite in crescita del 12% a tassi costanti, utili operativi in progressione del 45% e profitti dell’80%. È l’antipasto del bilancio semestrale (termine 31 settembre) di Richemont, anticipato dal gruppo svizzero del lusso in risposta a una richiesta della Borsa di Zurigo.  Anche gli elvetici vedono la luce, a quanto pare. Il bilancio Richemont dell’anno fiscale precedente vedeva le vendite complessive calare del 4%, tirate giù dalla performance negativa della gioielleria, mentre i brand della pelletteria (Dunhill, Lancel, Montblanc) crescevano dell’11%. Bisogna aspettare la comunicazione del 10 novembre per scoprire se anche nel primo semestre dell’anno corrente sono i Leathergoods a fare la differenza. Si allunga il sospetto dell’insider trading, invece, su Hugo Boss. L’autorità di vigilanza borsistica tedesca indaga su alcuni movimenti che hanno preceduto il calo di 20 punti percentuali del febbraio 2016. Il sospetto è che un manager dell’azienda abbia approfittato, prima della pubblicazione del profit warning, di informazioni privilegiate per trarne vantaggio. La Procura di Stoccarda valuterà se aprire un dossier.

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