Nel 2021 Richemont parte a razzo, ma non tutto vola come dovrebbe

Nel 2021 Richemont parte a razzo, ma non tutto vola come dovrebbe

Parte a razzo l’esercizio fiscale 2021-2022 di Richemont: +121% sul 2020 e +18% sul 2019 nel primo trimestre fiscale dell’anno (aprile-giugno). Gioielleria e USA le leve della crescita. L’unico segmento che non vola come dovrebbe rispetto al 2019 è la moda. In altre parole, la divisione Other (che raggruppa anche i brand fashion) registra sì il +116% sul 2020, ma resta al –11% sul 2019.

Non tutto vola come dovrebbe

Nel primo trimestre fiscale, Richemont ha più che raddoppiato i suoi ricavi con un fatturato di 4,397 miliardi di euro. In altre parole: a cambi costanti +129% sull’analogo periodo del 2020, +22% sul 2019. America, Asia, Medio Oriente e Africa sono i mercati che hanno guadagnato di più. A livello di categoria merceologica la vendita dei gioielli è cresciuta del 43% a cambi costanti sul 2019. Ecco, allora, che Moda e Accessori si rivelano ancora il tallone d’Achille della multinazionale elvetica.

 

 

La divisione Other

Parliamo della divisione che raggruppa Alaïa, AZ Factory, Chloé (nella foto), Dunhill, Montblanc, Peter Millar, Purdey, Serapian e, da poco, Delvaux. Insieme hanno generato il 10% del fatturato. E, con 440 milioni di euro di entrate complessive, sono rimasti al di sotto dei livelli 2019. Una performance che, secondo Richemont “riflette in parte le persistenti sfide nel canale wholesale, in particolare nel travel retail”.

Una nuova governance

Dal prossimo 8 settembre, intanto, Richemont avvierà una revisione del modello di governance. In pratica, i responsabili dei marchi si concentreranno sullo sviluppo del brand uscendo dai rispettivi ruoli all’interno del CdA e del Comitato Esecutivo. “I tempi sono maturi per una struttura più snella” commenta il presidente Johann Rupert. “Durante tutta la pandemia, l’agilità e un processo decisionale rapido e ben informato sono stati essenziali. Le decisioni devono essere prese il più vicino possibile ai clienti. Questi cambiamenti di governance consentiranno alle maison e ai dirigenti aziendali di concentrarsi esclusivamente sui brand e sul loro sviluppo sostenibile”. (mv)

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