La Cina preoccupa la pelle e (in prospettiva) la carne brasiliane

La Cina preoccupa la pelle e (in prospettiva) la carne brasiliane

La concia brasiliana già paga le conseguenze di una Pechino chiusa da lockdown a singhiozzo. La carne rischia, invece, di pagare scotto nel 2023. La Cina preoccupa, e non poco, la filiera del gigante latino-americano. Il perché è nei numeri, consolidati e previsionali.

La Cina preoccupa il Brasile

A proposito di numeri, partiamo dai dati dell’istituto di statistica Secex elaborati da CICB. Ad agosto il fatturato estero della concia brasiliana è stato pari a 105,3 milioni di dollari: il -17,6% su base annua, ma +21,6% su luglio 2022. Guardando ai volumi, si apprende che ad agosto le concerie brasiliane hanno venduto all’estero 12,4 milioni di metri quadri di merce, il +35,2% sui 9,2 milioni di luglio. Il bilancio parziale gennaio-luglio, però, è critico. Gli 858,3 milioni di fatturato estero della concia brasiliana sono in calo del 6,9% su base annua. Mentre l’Italia, terzo cliente, ha incrementato gli acquisti del 12% in valore e gli USA (secondi) il +19%, Brazilia ha sofferto il rallentamento dell’area Cina + Hong Kong: -23,9%. C’è poco da stare allegri, chiosano da CICB. I segnali dalla Cina non sono confortanti: lo stato di incertezza può durare ancora a lungo.

 

 

La carne se la vede brutta

Fin qui, la zootecnia brasiliana trova in Pechino un ottimo alleato. Secondo i dati di Abrafrigo, i macelli verde-oro nel 2022 hanno registrato record su record grazie a Pechino. Nei primi 8 mesi l’export è cresciuto del 31% in volume e del 69,7% in valore. La Repubblica Popolare rappresenta da sola il 51,8% delle esportazioni brasiliane. Qual è il problema? Le prospettive. Perché secondo un rapporto USDA nel 2023 l’import cinese di carne rossa diminuirà del 19,3%. In parte per un generico calo dei consumi legato proprio alle incertezze socioeconomiche (-3%), in parte per il riequilibrio a favore della produzione domestica (+4%). Un bel campanello d’allarme.

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