Per JBS i macelli USA migliorano, ma la crisi CRV non è superata

Per JBS i macelli USA migliorano, ma la crisi CRV non è superata

Rispetto al blackout di aprile, quando negli States hanno chiuso decine di macelli e impianti di lavorazione delle proteine animali, la situazione è migliorata. Ma la carne USA non può ancora esultare: la crisi CRV non è superata. La testimonianza arriva da un protagonista di primo piano. Lo ha spiegato André Nogueira, CEO di JBS USA, nel corso della presentazione agli analisti dei risultati trimestrali della multinazionale.

La crisi CRV non è superata

Abbiamo l’impressione che la situazione stia migliorando, ma non conosciamo la dinamica del virus – sono le parole di Nogueira riprese da Beefpoint –. Non possiamo, quindi, dire che il peggio sia alle spalle”. Anche se non entra nel dettaglio dell’azienda che conduce, il manager di JBS USA riporta che la capacità produttiva della carne rossa statunitense è al 75% del livello di un anno fa. Gli effetti della pandemia si faranno sentire ancora per lungo tempo, ammonisce Nogueria: la produzione sarà condizionata al ribasso ancora a lungo. “La volatilità quotidiana è molto alta: è rischioso fare previsioni”, riconosce il presidente di JBS USA. Per questo è anche “impossibile prevedere” le dimensioni dell’impatto sui conti del gruppo.

Rischio KO

C’è stato un momento, dicevamo, in cui l’industria statunitense sembrava a un passo del KO. “Gli States sarebbero a settimane dalla carenza di carne sul mercato”, titolava Bloomberg a fine aprile. In cronaca, d’altronde, erano numerose le notizie di impianti chiusi per l’insorgere di casi positivi a Covid-19. Ai primi di maggio, il Guardian raccontava della corsa all’acquisto di famiglie spaventate dall’idea di rimanere senza prodotti animali in tavola. Il peggio sembra alle spalle, ma vietato esultare.

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