Brand e designer in rivolta: “No al fast, torniamo alle stagioni”

Brand e designer in rivolta: “No al fast, torniamo alle stagioni”

Nessuna delle nostre proposte è folle o oltraggiosa – ha spiegato Shira Sue Carmi, CEO di Altuzzarra e firmatrice dell’appello –: sono semplicemente di buon senso”. “Spiegare i meccanismi della moda a chi non è del settore è impossibile – ha aggiunto, secondo la sintesi del New York Times, lo stilista Dries Van Noten –. Nessuno le può capire”. E così, nel pieno della pandemia Coronavirus, troviamo brand e designer in rivolta. Contro che cosa? I tempi e le dinamiche di un fashion system stritolato dalla fretta. Una lettera-appello firmata (al momento) da oltre 40 tra marchi e insegne del retail chiede, ora, che il sistema abbassi i toni. Che produca meno, che torni alla stagionalità classica e che eviti gli sprechi.

Tutta colpa di una chat

La mobilitazione è nata in maniera informale a fine aprile, a capo di una serie di call conference tra addetti ai lavori. Il gruppo, come spiegano loro stessi, si è reso conto che la pandemia pone delle sfide, ma “presenta anche l’opportunità per un fondamentale e benvenuto cambio di paradigma”. Nella direzione, dopo anni di lusso ipertrofico, “della semplificazione del business, della sostenibilità sociale e ambientale e, in ultima istanza, del riavvicinamento alle esigenze del consumatore”.

Le proposte

Primo passo: la stagione Autunno/Inverno si distribuisce da agosto a gennaio, mentre quella Primavera/Estate da febbraio a luglio. Le consegne sono distribuite durante la stagione per alimentare il bisogno di novità, certo, ma dare al contempo ai prodotti il tempo di creare desiderio nel pubblico. La stagione degli sconti si concentra tassativamente a gennaio e luglio, così da permettere le vendite a prezzo pieno. “I clienti non possono acquistare full price e dopo sei settimane trovarsi una riduzione del 50% – è l’osservazione di Van Noten ripresa da MFF –: non è rispettoso”. Il processo di razionalizzazione prevede anche una significativa serie di rinunce. I rivoltosi chiedono che il fashion system si impegni a ridurre “i prodotti non necessari, gli spechi e i viaggi”, usando la leva dei “digital showroom” e, di conseguenza, “adattando le presentazioni”.

Brand e designer in rivolta

Tra i firmatari, dicevamo, ci sono i già citati Van Noten e Sue Carmi. Non solo. Nella lista (le sottoscrizioni sono ancora in corso) compaiono anche Vittorio Radice di Rinascente e Tory Burch, oltreché di figure apicali di Mytheresa, Bergdorf Goodman e Selfridges. Il gruppo si unisce alla critica al fast fashion aperta da Giorgio Armani e chiede, in sostanza, un ritorno ai ritmi classici già dalla prossima stagione invernale.

Tornare al cuore della creatività

Si tratta di uno sforzo collettivo che, se applicato, può permettere alla moda di riscoprirsi più sostenibile, oltreché con un ruolo meglio definito in società. Ma non solo: è anche viatico per rimettere al centro “la magia e la creatività”, i valori che hanno reso “il fashion una parte importante del nostro mondo”.

Immagine Shutterstock

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