Giù le mani dai nostri nastri. Gucci contrattacca e, in California, porta Forever 21 in Tribunale

Il contrattacco come migliore e inevitabile difesa. Protagonista: Gucci, che vuole “proteggere i suoi diritti di proprietà, acquisiti da tempo, e che rappresentano il cuore dell’identità del marchio”. Bersaglio: Forever 21, retailer USA di abbigliamento. Accusa: “lo sfacciato sfruttamento – come lo definisce la griffe – dei famosi e iconici nastri a strisce blu-rosso-blu e verde-rosso-verde da parte della catena americana”. La guerra va avanti da mesi e a fine giugno era entrata in una fase, più agguerrita, dove gli americani avevano presentato una denuncia formale a una corte del Central District of California in relazione a tre lettere di diffida ricevute da Gucci a partire dal dicembre 2016. Forever 21 sostiene che i suoi capi non infrangono le norme sul trademark, “perché Gucci non ha basi giuridiche per una denuncia legale”. Gucci la pensa esattamente all’opposto e ha comunicato di aver “avviato misure legali per mettere fine” a questa situazione, presentando due istanze alla Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il distretto centrale della California” richiedendo “che vengano respinte le richieste infondate di Forever 21 e aprendo un’azione nei confronti della medesima – comunica la griffe – per violazione deliberata dei diritti relativi a marchio depositato, diluizione del marchio stesso e concorrenza sleale”. I nastri blu-rosso-blu e verde-rosso-verde, spiega Gucci, “furono introdotti rispettivamente nel 1951 e nel 1963: la prima registrazione negli Stati Uniti del marchio depositato relativo ai nastri risale al 1979”.

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