Milano Fashion Week è green: riflettori accesi sulla filiera

Claudio Capasa (CNMI) presenta Milano Fashion Week settembre 2019

La sostenibilità è campo dove la moda italiana è leader, spiega Claudio Capasa, presidente Camera Nazionale della Moda Italiana. Allo stesso tempo la sostenibilità è un prioritario campo d’azione per i brand che, per questioni di responsabilità e di competitività, sentono l’urgenza di rimanere eccellenze green. Per questo la prossima edizione di Milano Moda Donna (17-23 settembre), che con il suo calendario di sfilate (58), presentazioni (114) ed eventi (51) presenterà 170 collezioni, mantiene il tema al centro della scena. Con allestimenti ad hoc: “Vogliamo essere la fashion week più sostenibile al mondo – continua Capasa, in foto con Cristina Tajani, assessore alle Politiche per il Lavoro del Comune di Milano –: il nostro Fashion Hub sarà plastic free, in materiali riciclati, con illuminazione a basso consumo”. E con un premio, il Green Carpet Fashion Awards, che accenderà i riflettori sull’intera filiera: “Le griffe sono premiate, ma premiano a loro volta  – spiega il presidente di CNMI –. Quest’anno, per la prima volta, riceveranno il riconoscimento quegli attori della filiera della moda, magari meno noti al grande pubblico, ma protagonisti dell’eccellenza sostenibile italiana”.

Il calendario
Non mancano le novità nel programma di Milano Fashion Week, come la sfilata di Prada al mercoledì e quella di Gucci alla domenica. Ci sono alcuni ingressi interessanti, come Hugo Boss e Drome (marchio italiano che solitamente sfila a Parigi), nonché manifestazioni di assoluto spicco, come la mostra Louis Vuitton a Palazzo Reale. “Sull’ossatura dei nomi che hanno fatto grande la moda italiana – argomenta Capasa – inseriamo i talenti emergenti del design. Perché sostenere i giovani è una delle nostre priorità”. Proprio ai giovani sono dedicate iniziative come il Fashion Hub Market e il premio Young Designer DHL Award, in collaborazione con DHL.

Occhio al Fashion Pact
A proposito di sostenibilità, Camera Nazionale della Moda si dice interessata ai contenuti del Fashion Pact: “D’altronde i primi ad aderire sono i grandi marchi italiani – continua Capasa –. Su certi temi, la moda non ha confini e, seppure il documento è stato elaborato a Parigi, è importante anche per noi. Se della produzione moda europea l’Italia ha una quota di oltre il 40% e la Francia dell’8%, è perché molte griffe transalpine producono qui”.

Necessità di sistema
Anticipando alcuni dati sui trend economici della moda italiana, Capasa spiega che “nella prima parte dell’anno il settore si assesta al +0,3%, mentre la previsione complessiva per il 2019 è +0,1%: l’augurio è che rimanga l’unico anno di scarsa performance in un decennio di crescita”. Ora che a Roma si è insediato il nuovo Esecutivo, il presidente di CNMI auspica che riprenda una sinergia di sistema che “spinga l’economia, il lavoro, metta la sostenibilità al centro e permetta alle imprese di crescere all’estero”.

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