Marche al lavoro dopo il terremoto: riaprono concerie e manifatture, ma gli operai sono senza casa

“Il disagio più grande, in questo momento, è per le persone”. Così Marco Luppa, ceo della conceria del Chienti di Tolentino (Macerata), commenta il ritorno al lavoro dopo il sisma di domenica. La scossa del 30 ottobre non ha compromesso lo stabilimento, ma complicato la vita ai dipendenti. “Su 65 lavoratori, almeno una quindicina si ritrovano la casa lesionata – continua Luppa –: alcuni hanno già trovato sistemazione, per gli altri stiamo lavorando con il Comune per individuare una soluzione”. Oggi i bottali lavorano regolarmente, ma non cala la tensione: “Non può essere altrimenti. Pesano le scosse che si sono ripetute in questi giorni e, ancor di più, l’incertezza per il futuro”. A essere alla ricerca della normalità è tutta l’area pelle marchigiana. All’azienda Laipe di Tolentino (marchio Cromia) quasi tutti i dipendenti si sono presentati sul posto di lavoro: “Proviamo a ricominciare” ci ha detto una di loro. Alla Poltrona Frau, sempre di Tolentino, la produzione non si è fermata nemmeno lunedì, anche se gli uffici erano chiusi per il ponte. “Per fortuna il fabbricato non ha subito danni” commenta l’ufficio stampa, che non ha voluto aggiungere nulla sulle presenze odierne dei dipendenti e su eventuali agevolazioni e aiuti per i lavoratori. Situazione ancora più critica a Camerino. Luciano Ramadori, direttore provinciale di CNA, ha dichiarato che “la voglia di ripartire c’è, ma le attività economiche non possono funzionare in una città deserta. L’arrivo dei container è fondamentale, perché se non si riportano a casa le persone, è impossibile rilanciare un’economia messa in ginocchio”. Una valutazione più ampia dei disagi si avrà domani, quando, dopo la Commemorazione dei Morti di oggi, riapriranno i battenti anche le piccole e medie imprese marchigiane. (rp/mv)

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