Artigianato, l’allarme rosso di Piero Peroni: “Così si chiude”

Artigianato, allarme rosso di Piero Peroni: “Così si chiude”

Allarme rosso per la Pelletteria Peroni Fratelli. “Perdiamo circa 6.000 euro al mese. Non possiamo resistere a lungo” dice Piero Peroni (nella foto, tratta da fendi.com) che nel 1956 ha fondato la nota azienda fiorentina con il fratello Maurizio. “Abbiamo investito nella digitalizzazione, ma troviamo difficoltà ad arrivare al consumatore finale. Complicato anche il mercato cinese. Lo Stato, poi, concede Ristori per i negozianti, ma non per la filiera produttiva. Almeno investisse nella comunicazione all’estero, promuovendo tutto ciò di cui dice di essere fiero”. Per esempio, “Made in Italy e artigianato”, dice Peroni. Ecco la nostra intervista.

Il digitale non basta

Come sta vivendo questo momento?

Una situazione drammatica. Lavoriamo poco. E solo per l’estero, Giappone in particolare. In Italia siamo penalizzati dall’assenza di turisti. Inoltre, non ci sono le fiere, per cui possiamo fare promozione solo attraverso il digitale.

Prospettive?

Per ora buie. Il nostro prodotto ripartirà per ultimo. Dobbiamo aspettare la fine della pandemia o che arrivino ordini attraverso la promozione digitale che stiamo facendo. Ma è complicato ottenere risultati per chi non è una griffe.

Ma nel frattempo?

Abbiamo prodotto a ritmo ridotto per fare un po’ di scorte di magazzino, ma non possiamo andare oltre un certo livello perché se poi cambiano i trend di moda, che si fa? Si cerca di tamponare parzialmente la situazione. Speriamo che venga prorogata la Cassa Integrazione, altrimenti ci tocca chiudere. E quando uno chiude, è difficile che possa ripartire.

Allarme rosso

Si dice sempre che l’azienda piccola è più flessibile per cui dovrebbe essere avvantaggiata in questi momenti: invece?

È un modo di dire. La flessibilità arriva fino ad un certo punto. Puoi proseguire con la produzione per fare le scorte avendo la certezza di poterle smaltire. E l’abbiamo fatto. Ma, poi, i costi fissi ci sono sempre: l’affitto, le utenze, i costi del lavoro, le tasse, i balzelli. Finora abbiamo resistito con i nostri risparmi, ma così non può andare avanti per molto tempo. Perdiamo 6.000 euro al mese.

E il Governo?

Abbiamo preso 5.000 euro. Oltre ai soldi spesi per tamponare la situazione dovrebbe fare investimenti. Basterebbe comunicare all’estero i punti di forza della produzione italiana: moda, made in Italy, artigianato. Parole che i politici conoscono bene. Il Governo dovrebbe capire che se non tutela chi produce, se non investe, il Paese andrà a rotoli.

Resistere, ma quanto?

Ma qual è l’andamento della sua azienda?

Nel 2020 le vendite sono scese del 40%. Abbiamo anche avuto problemi a incassare le forniture fatte ai negozianti che avevano chiuso causa Covid. Prima della pandemia avevamo in progetto di aprire un punto vendita. Per fortuna non lo abbiamo aperto!

Le griffe hanno trovato un salvagente nel mercato cinese: voi?

Le griffe hanno risorse per fare pubblicità e hanno i negozi. Per noi piccoli è difficile entrare nel mercato cinese (devi avere un partner locale) e arrivare al consumatore finale. Lavoriamo bene con il Giappone, un mercato storico dove il nostro marchio è conosciuto. Ma non abbiamo ordini sufficienti per coprire le spese fisse.

La parola chiave è “resistere”, quindi?

Sì ma fino a quando? Le risorse che abbiamo accantonato prima o poi finiscono.

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