E Friedman spiega alla borsa cosa aspettarsi dal nuovo corso USA

E Friedman spiega alla borsa che aspettarsi dal nuovo corso USA

La premessa è d’obbligo: l’elezione di Joe Biden è molto probabile (“al 90% sarà lui il nuovo presidente”), ma la sua nomina alla Casa Bianca è ancora in ballo. Alan Friedman (nel riquadro), intervenendo all’assemblea di Assopellettieri, si dice però piuttosto certo che sta per iniziare il nuovo corso USA. Il passaggio di consegne tra Donald Trump e il candidato democratico “per il made in Italy è una buona notizia”, spiega il giornalista e scrittore. Che va, però, ponderata con alcuni fattori critici, che rimarranno tali nel prossimo futuro. Il coronavirus, innanzitutto. Ma anche i rapporti difficili con la Cina e la governabilità interna. Le aziende italiane della moda, insomma, possono incontrare negli States ora un partner più affidabile, ma si devono attrezzare per saper cogliere le occasioni.

Nuovo corso USA

Mi è capitato di accompagnare una delegazione di industriali italiani a Washington durante l’amministrazione Trump – racconta Friedman –: furono accolti da un clima quasi minaccioso. Biden e i suoi consiglieri credono nel multilateralismo, sono attenti alle esigenze dei partner internazionali”. È questo il cambio di paradigma che deve rassicurare gli operatori economici italiani: “Il candidato democratico non ha fatto la campagna elettorale sul protezionismo, sui dazi da imporre su prodotti europei o cinesi – continua –. Se eletto, non minaccerà la cancelliera Angela Merkel, la NATO o l’UE”. Questo non vuol dire che Washington, nel prossimo futuro, sarà remissiva. Non lo sarà di certo con Pechino, “ma, come dicono i francesi, c’est le ton qui fait la musique: non ci saranno guerre commerciali e tweet velenosi, ma confronto diplomatico nelle sedi opportune”.

Ripresa a W

Come dicevamo, se è vero che con Biden Washington può diventare un partner più sereno, questo non vuol dire che tutti i problemi della congiuntura sono prossimi alla risoluzione. “Più che a una ripresa a V – afferma Friedman –, credo che assisteremo a un fenomeno a W, dove cioè depressioni e rilanci dell’economia seguono l’andamento dei contagi. In questo contesto, è molto interessante seguire che cosa accadrà in Italia seguendo la strategia del governo Conte”.

 

 

Ora tocca alle aziende italiane

In questo senso, dunque, gli affari per la moda italiana non verranno da sé. “Nella primavera del 2022 scopriremo di aver assistito in due anni a sviluppi tecnologici e industriali che di solito si verificano in dieci – continua Friedman –. Per affrontare il periodo post-covid sarà necessario essersi attrezzati. L’Italia è la quintessenza della craftmenship, dell’artigianalità. Ma non basterà: sul mercato non vincerà solo il prodotto meglio fatto e al prezzo più interessante. Servono investimenti nel digitale, che non vuol dire solo e-commerce, e nella comunicazione. Bisogna saper raccontare, in tutte le lingue e su tutti i mercati, l’eccellenza e la sostenibilità del proprio lavoro”. Questo vuol dire affrontare ingenti investimenti: “Per le piccole imprese può essere difficile o impossibile – conclude –. Per questo le aggregazioni e l’apertura ai fondi sono una strategia da seguire”.

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