Il caso Archipel Paris: startup che non cuce la pelle delle borse

Il caso Archipel Paris: startup che non cuce la pelle delle borse

È possibile dar vita a un marchio di pelletteria senza saper cucire due angoli di pelle? A leggere la storia di Sébastien Cordoleani e del caso di Archipel Paris, si direbbe proprio di sì. Cordoleani è un giovane architetto francese che nel 2016 ha deciso di unire la sua passione per “il bello e ben fatto” con quella per la moda. E ha creato un brand specializzato in accessori in pelle.

Matter to Think
Cordoleani aveva conosciuto il mondo della pelletteria 10 anni prima. Nel 2006, infatti, aveva partecipato a un progetto chiamato “Matter to Think“. Obiettivo: lo sviluppo di un prodotto partendo dalla materia prima (la sua scelta era caduta sulla pelle) anziché da un disegno su carta. In pratica: il processo inverso alla norma.

Ignoranza tecnica
Tra Cordoleani e questo progetto esisteva, però, un ostacolo in apparenza insormontabile. Sébastien non aveva alcuna conoscenza delle tecniche di lavorazione della pelle. “Non so cucire” ammette dalle pagine di mensup.fr, il portale che ha raccontato la sua storia. Il giovane imprenditore non si perde d’animo. E decide di applicare al suo progetto le tecniche e l’esperienza acquisite durante gli studi e i lavori nel campo del design.

Le prime esperienze
Nel 2015 l’architetto realizza la sua prima borsa, la regala a un’amica e ottiene un grande successo. Tutti la vogliono. Nasce così Archipel. E le cuciture? Non ce ne sono. “Sulla pelle non potevo segnare le pieghe da eseguire come si fa sulla carta – racconta Cardoleani -. Così ho scelto di lavorare con una pelle molto spessa, di 3 millimetri, e mi sono reso conto che era anche interessante”. La startup di Cordoleani ha attirato l’attenzione dell’incubatore di impresa Beyond the Leather. Ora, l’ormai ex architetto è pronto a far decollare il suo brand.

Immagini tratte da archipel-paris.com

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