LVMH “crede nell’Italia” e Louis Vuitton annuncia la prima pelletteria in Toscana: gli investimenti non finiscono qui

Anche Louis Vuitton approda in Toscana. In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, l’amministratore delegato Michael Burke ha annunciato che “il prossimo anno” la griffe francese aprirà la sua prima fabbrica di borse in Toscana. Più precisamente lo stabilimento sorgerà nei 5.000 metri quadrati che il marchio ha acquistato a Reggello, vicino al centro per lo sviluppo del campionario già attivo nell’ex Pelletteria Reta. Secondo quanto riporta il quotidiano, l’arrivo in Toscana di Louis Vuitton andrebbe collegato all’acquisizione di B&G di Franco Baccani da parte di Maroquinerie Thomas, principale fornitore della griffe, che finora per l’Italia ha collaborato con la veneta Palladio e la lombarda Fontana. Maroquinerie Thomas, con l’acquisizione delle quote della società toscana avvenuta l’anno scorso, ha messo così le mani sui suoi stabilimenti di borse a Lastra a Signa e Cavriglia. Ma il futuro del gruppo LVMH non sta solo a Reggello. A Radda in Chianti sta infatti sorgendo un nuovo stabilimento di Celine e a Bagno a Ripoli inizierà a produrre il marchio Fendi. L’intenzione di puntare sulla Toscana è stata annunciata e ribadita in più occasioni dai vertici del gruppo attraverso le pagine de Il Sole 24 Ore, l’ultima volta lo scorso 10 maggio in un’ampia intervista rilasciata dallo stesso Burke in occasione della sfilata Cruise 2020 al Twa Flight Center dell’aeroporto John F. Kennedy di New York. “Nella storia le cose migliori sono nate dall’incontro tra Francia e Italia” spiegava il manager, sottolineando poi che “LVMH crede nell’Italia” e che il Bel Paese “anche sotto l’aspetto distributivo resta uno dei mercati più importanti per noi”. In quella stessa chiacchierata avuta con Chiara Beghelli, Burke spiega di trovarsi in disaccordo con chi crede che i giovani consumatori non apprezzino il valore dell’heritage, delle tradizioni: “Moltissimi giovani, che siano designer o clienti, sono interessati al passato – dice il manager – Anzi, proprio la loro generazione molto più delle precedenti vuole sapere dove, quando, come è stato fatto un prodotto. È anche una ricerca di trasparenza, e in fin dei conti di sostenibilità, un concetto peraltro strettamente legato al passato, perché spesso è da lì che vengono i metodi e i mestieri, che possono rendere anche il lusso di oggi più sostenibile“. (art)

 

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