Sul ring della pelletteria i brand emergenti sfidano i giganti

Sul ring della pelletteria i brand emergenti sfidano i giganti

Consumatori più sensibili ai prezzi: per la pelletteria sarà la stagione dei brand emergenti? Potrebbe. Perché hanno una forte identità visiva, bilanciano un posizionamento sul segmento del lusso accessibile e stanno costruendo la propria fanbase di clienti giovani attraverso i social. Alcuni di loro sono in ascesa, ma devono affrontare un percorso pieno zeppo di sfide. Per esempio: risorse limitate per gli investimenti e costi eccessivi per una produzione di volume (molto) ridotto. Ma anche: il rebus della definizione del listino prezzi e la difficoltà di governare la propria crescita. Ma nonostante tutto ciò, come scrive in un’interessante approfondimento Vogue Business, sono brand che sfidano i giganti del lusso sul loro campo di gioco preferito: la pelletteria.

I brand emergenti sfidano i giganti

Secondo Deloitte, in questa stagione i consumatori saranno più sensibili ai prezzi rispetto alla scorsa, a causa delle cattive prospettive economiche. Questo potrebbe essere un vantaggio per i brand emergenti specializzati nella categoria delle borse. Infatti, una delle sfide più attuali è quella del prezzo. Se è troppo alto, si perde il vantaggio rispetto al lusso. Se è troppo basso, non si ottiene la giusta esposizione nelle vetrine e sugli scaffali dei multimarca. Un problema evidente, aggravato dall’attuale e imprevedibile trend di aumento dei costi, che non permette di trovare un equilibrio stabile. In altre parole: i marchi più piccoli non dispongono di vantaggiose economie di scala, quindi, per loro, la produzione può rappresentare un ostacolo.

 

 

Tre brand emergenti sul ring della pelletteria

Nel 2017 Vanissa Antonious ha lanciato il marchio di borse e calzature Neous (foto a sinistra) utilizzando i suoi risparmi: 10.000 sterline. Oggi il marchio ha un fatturato annuale a sette cifre. Nel 2022 la vendita di borse è cresciuta del 160% rispetto al 2021, e rappresenta il 39% del suo business. La produzione è made in Italy, con pellami italiani. La sua sfida più grande? Costruire la consapevolezza del marchio con mezzi limitati. “La gente a volte non si rende conto che dobbiamo competere con i grandi marchi e produrre lo stesso livello di servizi fotografici ed eventi, ma con un autofinanziamento e un piccolo team. Questo ti costringe a essere creativo“, dice Elza Wandler, titolare del brand omonimo (foto a destra). Anche lei produce in Italia, con pelli italiani. Per la designer è fondamentale “costruire una base stabile, finanziaria e logistica. Perché potresti crescere troppo in fretta e non hai le basi”.

Le borse come base di lancio

Il successo con le borse può essere replicato in altre categorie? By Far, Jacquemus e Coperni ci sono riusciti. “Le borse saranno sempre la nostra attività principale, ma credo che gli abiti siano un buon progetto collaterale”, conclude Wandler. “Siamo specializzati nell’utilizzo della pelle, quindi questo sarà sempre il legame tra le nostre categorie”.

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