L’UE al lavoro per il welfare nella pelliccia. Ma (guarda un po’) gli animalisti si arrabbiano

Tra gli strepiti degli animalisti, che lo definiscono un grave “endorsement”, la Commissione Europea ha compiuto due passi strategici nella direzione del benessere animale nella filiera della pelliccia. Innanzitutto, ha lanciato la call per le università europee che vogliano collaborare a proposito di animali da pelliccia (nel segmento “small animals”, che comprende anche specie avicole e conigli) con l’EU Reference Centre for Animal Welfare, l’istituto comunitario (istituito nel marzo del 2018 e pronto a diventare operativo da gennaio 2020) che avrà la responsabilità di promuovere ricerca e fissare gli standard degli allevamenti europei. Ancora prima, a gennaio, la stessa Commissione ha aggiunto, dopo scrutini terzi, il programma Welfur al Self Regulation Database dell’European Commission, primo programma del genere ad essere compreso nel database. “È proprio perché da anni siamo sotto pressione che la pelliccia europea è avanti – commenta Mette Lykke Nielsen, ceo di Fur Europe, su sustainablefur.com –. Non capisco come, allora, associazioni animaliste si dicano contro l’impegno per il welfare animale”. Il riferimento è alla polemica montata dagli animalisti di Four Paws, che hanno definito le scelte di Bruxelles come “uno scandalo senza precedenti”.
PETA all’attacco
Se i riconoscimenti comunitari per la pelliccia fanno inalberare Four Paws, a Parigi PETA mena battaglia contro l’uso di pelli esotiche. L’associazione, forte della consolidata tattica dell’acquisto di azioni minime per poter prendere la parola all’assemblea dei soci, interviene al quartier generale di LVMH il 18 aprile per portare le proprie rimostranze contro l’impiego di coccodrillo, rettili e struzzo nelle collezioni. La conglomerata francese è forte dei propri standard, di recente rinforzati. Non ripercorrerà i passi di Chanel.

 

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