Il ministro portoghese spiega il rilancio della scarpa: ringrazia Inditex (e attacca l’UE)

“Abbiamo scommesso su formazione e design, non nei tagli dei salari”. C’è la scarpa nel rilancio dell’economia portoghese, il cui PIL nel primo semestre dell’anno è cresciuto del 2,8%, il miglior risultato del nuovo millennio. E proprio al calzaturiero Manuel Caldeira Cabral, ministro dell’Economia del Paese Lusitano, dedica un passaggio della sua intervista a El Paìs. “L’Europa ha deciso di non proteggere i settori tradizionali del Sud del continente, come calzaturiero e tessile, a favore dell’agricoltura del Nord fortemente sovvenzionata”, dice. Per uscire indenni, e anzi rafforzati, dal processo di globalizzazione delle manifatture, Lisbona ha deciso di puntare sulla qualità. “Abbiamo smesso di fare concorrenza sul prezzo. Producevamo la gamma media di prodotto, che si è trasferita tutta in Cina – spiega il ministro –. Oggi la scarpa portoghese è la seconda più cara al mondo, dietro solo all’Italia”. Stando a Calderia Cabral, ha influito sul processo anche la trasformazione dei modelli organizzativi della moda, stimolati dal fast fashion: “Ha aiutato anche Inditex, col suo modello di risposta rapida al cliente. La delocalizzazione in Paesi lontani ha lo svantaggio di non essere flessibile. Per risparmiare alcuni centesimi sul prodotto si perdono milioni per le falle nella distribuzione e per i repentini cambi della moda. Il consumatore di oggi – conclude – richiede una produzione vicina, flessibile, rapida e sofistica. Ce l’hanno Spagna e Portogallo, non l’avrà mai la Cina”.

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