“Parigi è ricca, ma tra proteste e violenze anche molto difficile”

“Parigi è ricca, ma tra proteste e violenze anche molto difficile”

Timori transalpini. L’ondata di proteste e violenze in Francia colpisce le vendite dei negozi di moda. Soprattutto quelli del lusso, spesso obiettivo dei rivoltosi. I negozi tornano nell’incubo vissuto in inverno durante gli scioperi contro la riforma delle pensioni. E, prima ancora, con i gilet jaunes nel 2019. Se i grandi marchi hanno economie di scala per assorbire le eventuali perdite, per i marchi più piccoli la situazione desta più preoccupazione. Il marchio di calzature maschili Barrett ha tre punti vendita a gestione diretta: Parma, Milano e Parigi. Quest’ultimo è quello con le maggiori potenzialità, ma anche quello di gran lunga più problematico, tra furti, proteste e violenze.

Parigi redditizia, ma complicata

Se fosse un’atleta, Parigi sarebbe la fuoriclasse dalle grandi potenzialità inespresse a causa dei frequenti infortuni. Gli investimenti nel retail dei grandi gruppi del lusso che ci sono oggi a Parigi, capitale mondiale dello shopping del lusso, non ci sono da nessuna altra parte. Ma… “Se non succede nulla, il negozio di Parigi è redditizio e ha un ottimo andamento – afferma a La Conceria Antonio Putzolu, vicepresidente di Barrett –. Il problema è che accade sempre qualcosa. Gli attuali tumulti sono solo l’ultimo anello di una catena composta da gilet gialli, furti e scioperi. Episodi che, francamente, ci hanno fiaccati”. Lo stesso Putzolu rivela che il contratto di affitto dei locali di 9 anni è in scadenza ed è in corso una valutazione per decidere il da farsi. Tra le varie ipotesi anche quella di lasciare Parigi.

 

 

Tra furti e scioperi

Il negozio Barrett ha subito due furti in un mese circa tra aprile e maggio. Oltre 200.000 euro di merce trafugata. “Ora le proteste per il momento non hanno toccato la zona del punto vendita” afferma l’imprenditore che tra i problemi cita i lunghi scioperi dei mezzi pubblici, che ostacolano l’arrivo dei commessi nel negozio. “Non c’è mai stato un semestre tranquillo in cui tutto è filato liscio. Il problema reale è come riuscire a fare business a Parigi e in Francia” termina Putzolu.

Doucal’s, meno gente, meno incassi

Il punto vendita parigino di Doucal’s non è stato interessato dalle proteste. “Ma di riflesso c’è tanta paura e poche persone in giro” commenta il CEO Gianni Giannini. Se non ci sono danni diretti, ci sono quelli indiretti. Meno traffico di consumatori e meno voglia di spendere, con gli ingressi nelle boutique che risentono della situazione. (mv)

In foto (Shutterstock) proteste a Parigi il 29 giugno

 

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