Armani: “Se questa è l’haute couture di Parigi, torno a Milano”

Armani: “Se questa è l’haute couture di Parigi, torno a Milano”

Giorgio Armani chiude la propria presentazione con una stoccata polemica. Anzi, di più: valoriale. Secondo lo stilista italiano (nella foto), la settimana dell’haute couture di Parigi sta perdendo spessore: “Sono un po’ perplesso – sono le sue parole riprese dal CorrSera –, perché salvo un paio di nomi, gli altri non fanno poi alta moda, né per effetti, né per idee. E sono un po’ stupito perché mi colloco in una Parigi che io ricordavo un po’ più glamour. La domanda è cosa faccio”. Una risposta, parziale, se l’è già data: se il livello della kermesse francese rimanesse questo, potrebbe riportare l’haute couture nel calendario milanese.

L’haute couture di Parigi (che non c’è più)

Qual è la differenza tra alta moda e quella “pronta da portare”? Armani lo spiega a Repubblica. “Io faccio una couture che è completamente diversa dal prêt-à-porter. La dedico a una donna che può permettersela. Che vuole essere vestita in maniera esclusiva e avere quindi un prodotto che non trova nei negozi, ma solo in atelier”. Ecco, il problema è che a Parigi “non vedo più tutta questa ricerca”. Da questo contesto scaturisce il dubbio: “Mi sento a disagio e dunque mi chiedo: cosa faccio, resto a Parigi vicino a un’alta moda che sembra un prêt-à-porter o vado a Milano anche con la couture – dice al CorrSera –? E poi aggiungo: è l’alta moda che è meno alta moda o il prêt-à-porter che è diventato più lussuoso? Quando vedo i miei abiti e poi altri fotografati… non ha senso. O è questo o è quello”.

 

 

La scelta

Meglio Parigi o Milano? Armani non ha ancora sciolto la riserva. Ma il dubbio ce l’ha. Ci sono valutazioni di tipo economico in ballo. Nella Ville Lumière “le location costano una fortuna – spiega a Repubblica –, ci sono tante persone da spostare, le modelle da dedicare ognuna a un abito, i viaggi, tutte spese che devono essere giustificate”. E anche stimoli culturali da cercare: “Io preferisco avere una concorrenza spietata, almeno mi metto a confronto – conclude –, così invece non mi posso confrontare con nessuno”. Forse meglio Milano.

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