Now No Waste Art: gli scarti di Zabri diventano arte green

Now No Waste Art: gli scarti di Zabri diventano arte green

Con gli scarti della pelle si può far di tutto. Anche sviluppare progetti artistici, spostando l’orizzonte di una circolarità intrinseca al materiale che, nel caso che stiamo per raccontare, assume un aspetto espressivo e creativo. Parliamo di Now No Waste Art, “mostra di arte contemporanea ed evento espositivo sostenibile pensato e organizzato da Fondente Arte per ispirare ed educare alla sostenibilità e alla circolarità”. Un progetto di arte green nel quale la conceria toscana Zabri ha giocato un ruolo da protagonista.

Now No Waste Art

“L’evento – si legge in una nota – è stato una delle tappe fiorentine dell’edizione 23 del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso da Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile)”. Si è svolto a Firenze, presso la Galleria d’arte La Fonderia, il 19 e 20 maggio. Obiettivo: “Avere un impatto positivo subito. Il presente, oltre a essere eredità delle generazioni precedenti, è anche in prestito dalle generazioni future. Le opere d’arte realizzate dagli artisti mediante il riuso creativo di materiali di scarto offrono un esempio tangibile e innovativo di sostenibilità e circolarità”.

Gli scarti di Zabri diventano arte green

Conceria Zabri – continua la nota – ha accolto con entusiasmo la proposta delle artiste Elisa Pietracito e Benedetta Chiari (nella foto in basso a destra) provenienti dall’Accademia delle Belle Arti di Firenze mettendo a disposizione scarti di lavorazione della pelle”. Ne è nata l’opera intitolata P**** Vacca, realizzata con scarti di pelle, filo di cotone, poliestere.

 

 

P**** Vacca

“Realizzata dai ritagli quadrati nelle tonalità dei colori naturali della carne, l’opera evoca un’immagine pixelata di forme di animali appesi in un macello. Il pixel, di grandi dimensioni, rimanda a una realtà in cui la quantità è più importante della qualità, proprio come sul web dove per viaggiare più velocemente le immagini riducono drasticamente la propria risoluzione, alterando l’immagine e la percezione della stessa. L’opera propone una visione censurata che suggerisce una messa a fuoco su tematiche del quotidiano come lo smaltimento dei rifiuti, la produzione e il consumo consapevole che hanno un impatto ambientale determinante sul pianeta”. Ecco, quindi, che “per lanciare questo messaggio è stato utilizzato un sottoprodotto che la filiera alimentare genera: la pelle”.

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×