Pavlovsky (Chanel): sostenibilità, non basta fidarsi dei fornitori

Pavlovsky (Chanel): sostenibilità, non basta fidarsi dei fornitori

Per Chanel “non fidarsi dei fornitori” è diventato una sorta di metodo. Per pretendere il meglio. Per essere vigili nella ricerca di materiali performanti quando si parla di sostenibilità. Lo ha detto Bruno Pavlovksy, presidente del settore moda e presidente della griffe. Che a Firenze è intervenuto alla presentazione della collezione Métiers d’Art. Mentre affrontava i temi della filiera italiana, della sostenibilità, dei prezzi, Pavlovsky ha pronunciato una frase che potrebbe passare sotto traccia. Ma che fa drizzare le antenne dei fornitori (italiani e non) della maison. Ma che vuol dire fiducia per Chanel? Quali sono i criteri che prende in considerazione e come si costruisce un rapporto di fiducia?

La frase sibillina

To be the best you need to be more active than in the past, and it is no longer enough to simply trust your suppliers”. Sono le parole esatte di Pavlovsky riprese da WWD. Mentre rispondeva a una domanda sulla sostenibilità e la conseguente necessità di trasparenza totale, ha argomentato: “Per essere i migliori bisogna essere più attivi che in passato, e non è più sufficiente fidarsi dei fornitori”. Chanel vuole utilizzare il migliore materiale che c’è sul mercato. Ma in passato Chanel non puntava ugualmente al miglior materiale?

 

 

Ma cos’ è la fiducia

Pavlovsky non definisce, però, in cosa consiste il suo concetto di fiducia. Lascia intendere che è collegato a quello di controllo. Verifiche e risposte positive, infatti, accrescono il livello di fiducia. E della sua filiera produttiva italiana la maison controlla: per le calzature Roveda dal 1999, Gensi dal 2015 e Nillab dal 2020. Per la pelletteria Corti e Mab dal 2019. Per le pelli le concerie Samanta dal 2019 e Gaiera dal 2020, oltre a Vimar (2020) e Paima (2021). “Dobbiamo prepararci per i prossimi 20 anni. Non vogliamo controllare tutto, quello che ci serve è avere i migliori talenti”, è la posizione di Pavlovsky. Che in merito ai nove produttori italiani si dice convinto che “debbano avere un proprio modello di business ed essere liberi di lavorare con altri marchi e non correre rischi”. Insomma, controlliamo una parte della filiera produttiva ma non possiamo controllare tutto.

I talenti

Ed è proprio per attirare i migliori talenti che Chanel ha stipulato 40 diversi accordi con le scuole in Francia e ora ha siglato una partnership con il Politecnico di Milano. “Siamo qui per assumere” ha detto Pavlovsky davanti a circa 240 studenti delle scuole italiane. Non poteva mancare l’argomento prezzi, visti i continui aumenti della maison. Per il suo presidente, Chanel è l’unica azienda del lusso ad aver perseguito l’armonizzazione dei prezzi prima di rassicurare i consumatori che è improbabile che l’azienda li aumenti di nuovo a breve. (mv)

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