Pure Guardian sgama il bluff vegano: brand ignari di cosa comprano

Pure Guardian sgama il bluff vegano: brand ignari di cosa comprano

Basta adesioni acritiche al sillogismo “vegan = bello”. Pure Guardian cambia approccio e ora avvisa il pubblico: i materiali alternativi alla pelle con matrice vegetale sono comunque in buona parte sintetici. Lo abbiamo scritto lo scorso dicembre: nei media mainstream, quelli che negli anni più pigramente hanno accolto il brio (da marketing) dei produttori di materiali alternativi, il vento sta cambiando. All’approccio pigro se ne sta sostituendo uno se non scettico, almeno critico.

L’approfondimento

E che ora pure Guardian dedichi un articolo alla “decodifica delle alternative vegane alla pelle” suggella il momento. Il quotidiano britannico (ma di spessore internazionale) è progressista e per questo più incline all’approccio entusiasta alle tematiche ambientali. “Sebbene si commercializzino i materiali vegani, di plastica o vegetali o di entrambe le cose – si legge nell’articolo –, come alternative sostenibili alla pelle, non è ancora possibile esprimere un giudizio sul loro impatto a lungo termine. Perché nella maggior parte dei casi contengono poliuretano (PU) e per questo ci sono legittime preoccupazioni sulla dispersione di microplastiche, sulla loro longevità d’uso e sui loro tempi di smaltimento in discarica. Per non parlare del fatto che finché il consumo di carne supererà la domanda di pelle conciata, le pelli degli animali inutilizzate finiranno in discarica”.

 

 

L’opacità del mercato

L’articolo del Guardian è lungo, ricco di spunti (non tutti condivisibili, dal nostro punto di vista) così come di interessanti rivelazioni. Una riguarda l’opacità del mercato dei materiali alternativi. Perché mentre i produttori radical green vendono l’idea di avere la soluzione a portata di mano, la situazione è molto diversa. “È incredibile quanto i brand vegani facciano di tutto – dice Alden Wicker di EcoCult – per non riconoscere che usano finiture sintetiche”. Ancora più interessante è la testimonianza di Jamie Nelson, fondatore del brand vegano Nelson Made: non ha scoperto che i materiali per le sue scarpe sono plastici quando li ha comprati, ma quando li ha consegnati al calzaturificio: “Che sono in poliuretano non me l’ha detto il fornitore, me l’hanno detto in fabbrica”.

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