Assomac: la tecnologia di filiera vola (+30%), ma si pone domande

Assomac: la tecnologia di filiera vola (+30%), ma si pone domande

L’osservazione che potrebbe fare da denominatore comune a tutti i contenuti dell’Assemblea Annuale Assomac svolta (4 novembre) in Triennale (nella foto), a Milano, la offre Paolo Magri. Nel suo intervento in remoto, il vicepresidente esecutivo ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) dice in sintesi che, “con tutto quello che è successo negli ultimi 15 anni, periodo nel quale non ci siamo fatti mancare nulla, siamo ancora qui. E dimostriamo di avere voglia di agire e di fare. Ma quanto saremo in grado di continuare così?”. Domanda legittima per tutti i settori industriali, ivi compreso quello della tecnologia italiana per calzatura, conceria e pelletteria che vive un trend congiunturale particolarmente brillante. Un rimbalzo post Covid che deve confrontarsi con le “ricadute delle dinamiche geopolitiche sui processi produttivi”, dice la presidente di Assomac, Maria Vittoria Brustia, che si pone domande necessarie sperando che l’evoluzione delle criticità globali in corso non porti a risposte sgradite.

La tecnologia di filiera vola

“Per il nostro settore il 2021 è stato un anno positivo, con una crescita media settoriale del fatturato intorno al 30%”. Un trend positivo che, spiega Brustia, è confermato anche per il 2022 e si basa sulla “ripresa delle vendite sia in Italia che in numerosi mercati esteri che negli anni passati non avevano investito in tecnologia”. Nei numeri, la tecnologia italiana di filiera ha incassato nel 2021 un valore della produzione pari a 572 milioni di euro, contro i 440 del 2020. L’export ha raggiunto i 372 milioni di euro (erano 305 nel 2020) con il dato specifico delle macchine per conceria cresciuto del 19%, per calzatura del 2,3% e per pelletteria del 46%.

Assomac si pone domande

“Negli ultimi due anni – commenta la presidente Assomac – abbiamo assistito alla rottura delle supply chain”. Ma anche, “a nuove dinamiche di mercato legate alla crisi delle materie prime e dei componenti. E, più di recente, a causa della guerra, a una crisi energetica di cui ancora non si riescono a definire contorni e prospettive”. Uno scenario che “ha messo sotto pressione gli spunti di ripresa che erano parsi così promettenti tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022”. Però, poi, “si sono rivelati instabili anche per la lentezza di recupero della logistica”. Davanti a tutto ciò e ai problemi che, ulteriormente, ne conseguono, conclude Brustia, “ci troviamo di fronte a uno scenario completamente diverso dal passato. Due anni di pandemia e una guerra alle porte hanno messo in crisi un meccanismo economico consolidato”. Un meccanismo “a cui eravamo abituati e nel quale sapevamo come muoverci. Un modello che oggi credo occorra ripensare e rinvigorire in ottica di una collaborazione aperta”.

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