L’intesa dei Domenicali: Lamborghini e Ducati per la ripartenza

L'intesa dei Domenicali: Lamborghini e Ducati per la ripartenza

Non sono parenti, ma solo omonimi e, soprattutto, più o meno colleghi. Eppure, assistiamo all’intesa dei Domenicali: Stefano, CEO di Lamborghini, e Claudio, CEO di Ducati, concordano sul fatto che l’industria italiana deve ripartire. Va applicata la prudenza che l’epidemia di Coronavirus impone, certo. Ma le fabbriche non possono rimanere ferme troppo a lungo. Le imprese sono pronte a fare la propria parte.

L’intesa dei Domenicali

Il mondo non può fermarsi per un tempo illimitato, perciò è necessario programmare una ripartenza rapida, graduale, protetta. Ovvero: in condizioni di sicurezza”. Stefano Domenicali confida il proprio punto di vista a il Corriere dello Sport. Il brand, prima della tempesta CRV, veniva da una positiva stagione di crescita. Ora bisogna riscrivere i piani d’azione, individuali e collettivi. “Ci dovremo imporre differenti comportamenti relazionali e il rispetto, rigoroso, delle norme governative – dice –. Anche per evitare ciò che sta accadendo a Hong Kong, a Singapore dove, una volta superata la prima fase, non si è pensato a controllare il flusso dei rientri innescando il contagio di ritorno”. Se Covid-19 ha colto molti sistemi pubblici di sorpresa, la prossima volta non può andare così. “Il mondo non ha dato una risposta univoca e questo è il vero ostacolo. In molti Paesi l’emergenza è stata sottovalutata o contrastata in ritardo – riconosce il CEO di Lamborghini, che adesso ha riconvertito la selleria alla produzione di visiere e mascherine –. La scala temporale e moltiplicativa del virus viaggia a una velocità decisamente superiore rispetto a quella economica. È chiaro che fino a quando non sarà trovato un vaccino protocollato dovremo abituarci a nuove restrizioni, armandoci di tanta pazienza”.

La disponibilità di Ducati

In Ducati, che a Bologna impiega 1.400 persone, già da fine febbraio si rilevava la temperatura dei dipendenti all’ingresso. Ora è pronto un piano per la riapertura in sicurezza: manca solo (si fa per dire) che finisca il lockdown. L’azienda sarebbe pronta anche a fare i tamponi ai lavoratori a proprie spese. “Quella di sottoporre gli operai al test al momento dell’apertura è una delle idee che circola da qualche tempo ed è già condivisa – afferma il CEO a Il Corriere di Bologna –, ma ovviamente aspettiamo il protocollo sanitario. Il test è utile per classificare la popolazione e per pianificare aperture e riprese progressive nel territorio”. L’obiettivo non è tanto individuare gli immuni al Coronavirus, ma “i casi positivi asintomatici – continua –: così non possono tornare in fabbrica, ma devono rispettare la quarantena. Far rientrare gli immuni, secondo le previsioni, significherebbe far rientrare il 5 o 10% della popolazione. Con cifre così basse non si riapre nulla”. Quanto costerebbe fare i test a tutti i dipendenti? “Non è questo il punto – conclude il CEO –. Ci sono mercati bloccati e altri già dinamici, come Cina e Giappone, e non poterli servire è causa di un danno ben più grave”.

Immagine tratta da lamborghini.com

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