Colombia: la pelle cresce, ma le servono operai (che non trova)

Colombia: la pelle cresce, ma le servono operai (che non trova)

Manodopera specializzata cercansi. Non solo in Italia e Francia, anche in Colombia servono operai qualificati nell’area pelle. E in questo caso è un problema forse più pesante dei costi delle materie prime.

Servono operai (ma non si trovano)

Il grido di dolore arriva dalla Colombia, dicevamo. Un Paese che nel 2022, nonostante l’aumento dell’energia e l’inflazione, ha segnato 50 milioni di paia di scarpe realizzate, il +20% nella produzione tra gennaio e ottobre, con esportazioni in aumento del 40% per un valore di 34 milioni di dollari. L’intero processo manifatturiero, compresa la produzione e la lavorazione delle pelli, necessita di 125.000 lavoratori: e ad oggi ne mancano 30.000.

 

 

Si muovono le istituzioni

“Stiamo lavorando con il Senato e altre istituzioni – ricorda William Parrado del centro studi economici dell’ACICAM, l’associazione colombiana delle industrie manifatturiere della calzatura e della pelle – per attirare la manodopera. Il lavoro industriale oggi non è attrattivo per le nuove generazioni”. Da segnalare, sul fronte dell’export, una dinamica colombiana legata alla Cina: nei primi 10 mesi del 2022 l’esportazione di pelli finite ha segnato un meno 44%, legato alla minor richiesta cinese di wet blue: “Temiamo che quando si riattiverà la domanda – ricorda Parrado – e ci sarà la ripresa delle vendite, la nostra materia prima possa essere più costosa”.

Il dazio

C’è poi una dinamica protezionistica che è venuta meno il 31 dicembre 2022 ed è relativa alle calzature. Si tratta del dazio del 35% sull’importazione dall’estero: se il governo colombiano dovesse non confermarlo, si aprirebbero le porte a grandi quantità di calzature a basso prezzo, provenienti dall’Asia. L’associazione nazionale ci vede una minaccia alla competitività della manifattura locale. (aa)

Foto da ACICAM

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