L’attivismo social di Alice Vitelli per la sua Scarpetta di Venere

Alice Vitelli Scarpetta di Venere

Durante il lockdown ha raddoppiato i follower su Instagram, che oggi sono 17.600. E per il 2021 dice di avere “prospettive buone” e “nessun problema di vendite”. Alice Vitelli, 35 anni, è titolare del marchio “La Scarpetta di Venere” con sede produttiva a Casette d’Ete di Sant’Elpidio a Mare (Fermo). Vitelli incarna l’artigiano 2.0, che unisce alle competenze nel settore calzaturiero una concezione moderna dell’azienda. Social inclusi.

Scarpetta di Venere

Alice, partiamo dalla tua formazione
Mi sono laureata in Economia e Commercio nel 2009 con una tesi sui costi di produzione di una scarpa. Ma sono piuttosto creativa e tuttora disegno i modelli per il mio marchio.

Qual è la tua storia?
È identica a quella di tanti giovani marchigiani cresciuti in una famiglia di calzaturieri. Da piccola giocavo con lo scaffale dei pellami. La scarpa è nel DNA. Dopo la laurea ho iniziato a gestire un negozio di scarpe a Civitanova Marche, uno “estivo” e natalizio a Sirolo e poi uno a Bologna (chiuso poco fa). Nel 2016 ho riattivato l’azienda dei miei genitori, che nel frattempo avevano cessato l’attività.

Come hai fatto a raddoppiare i tuoi follower durante il lockdown?
Ho aperto il profilo Instagram nel 2018. I follower sono lievitati da quando ho incominciato a metterci la faccia, come si dice in gergo. Ho iniziato a raccontare anche come nascono le collezioni, le varie fonti creative e cose così. In pratica trasferisco sul web quello che facevo in negozio.

Come cambiano le strategie con questa dote di follower?
Puoi esplorare nuove strategie, come ad esempio la vendita pre-order o il temporary shop. Credo che per un artigiano senza un marchio conosciuto, il negozio non sia più efficace. È solo un costo in più, che fa aumentare il prezzo finale del prodotto. Meglio sfruttare i social, che offrono la possibilità di arrivare direttamente al cliente finale. Io ho scelto la politica dei temporary shop. Comunico via internet dove e quando presenterò la collezione. Prendo in affitto un locale per 2-3 giorni e qui accolgo i clienti, mostro loro i modelli e glieli lascio provare.

Come è andato il 2020 in termini di vendite?
È stato un anno tutto sommato buono, chiuso con un fatturato stabile. Ho recuperato con la vendita online le paia perse per la chiusura dei negozi.

Quante linee produci?
Le scarpe da donna generano la gran parte delle vendite. Poi ci sono accessori, come cinture e borse, e sto iniziando a offrire qualche pezzo di ready to wear. Così posso ampliare l’offerta e arrivare al total look. Produco anche scarpe da uomo, che devono ancora esprimere la loro potenzialità, e scarpe da sposa personalizzabili.

E la produzione?
Viene effettuata all’interno della fabbrica dei miei genitori. Ora sto utilizzando molti pellami crust che tingiamo internamente con coloranti naturali. Ho cominciato la mia attività sfruttando le mezze pelli in stock. Anche oggi prediligo utilizzare pellami che provengono dalle eccedenze di magazzino, anche per una questione di recupero del materiale e riduzione degli sprechi.

Quali prospettive per il 2021?
Le prospettive sono buone. Le difficoltà non sono quelle di vendere, ma di sviluppare il marchio e gestirlo nel suo complesso. (mv)

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