Per la scarpa ucraina fare business è un modo “per resistere”

Per la scarpa ucraina fare business è un modo “per resistere”

Impegnarsi ad andare avanti, pur nelle difficoltà del momento. Mantenere gli addetti in attività. Reagire alla distruzione della guerra cercando nuovi mercati e nuovi partner. Per un gruppo ucraino della calzatura non è solo fare business: è un modo civile per resistere all’invasione russa. Lo spiega dalle colonne de La Conceria n. 4 Alina Kachorovska (nella foto), alla guida di Kacho Group. L’holding ucraina, fondata dalla nonna nel 1957, è oggi uno dei principali player del Paese nel campo degli accessori.

 

 

Un modo per resistere

La sede di Kacho Group è a Kiev, dove operano i team del design, del marketing e della distribuzione. Nel portafogli del gruppo c’è anche il calzaturificio di Zhytomyr, località a circa 150 chilometri di distanza dalla capitale. Per Kachorovska rimanere in attività, dicevamo, è fondamentale sul piano simbolico e materiale. “Gli operai vengono a lavorare. L’80% degli addetti è in città. Quando suonano le sirene corrono al riparo, poi tornano in manovia. Lavorare dà speranza. Rimanere a casa, senza prospettive, è peggio. Tra gli addetti c’è chi parla russo, chi parla ucraino, ma siamo tutti ucraini: la guerra non ci ha diviso”.

L’intervista integrale a Kachorova è su La Conceria n. 4: clicca qui per leggerla

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