Alessandro Iliprandi: investiamo con una visione di ampio respiro

Alessandro Iliprandi: investiamo con una visione di ampio respiro

L’esigenza della massima flessibilità. La necessità di continuare a investire con una visione di ampio respiro. Un mercato che ritroverà slancio, ma non nell’immediato di questi primi mesi dell’anno. Sono i tre fronti di analisi lungo i quali, in questa intervista, si snodano le parole di Alessandro Iliprandi, titolare della conceria Bonaudo e vicepresidente UNIC – Concerie Italiane. Tre spazi di riflessione per un settore, quello della conceria italiana, che deve mantenere altissima la sua dimensione qualitativa e farsi trovare pronto alla ripartenza.

In che situazione di mercato si è aperto il 2021?

Quella che, purtroppo, ci si aspettava fin da quando ci siamo fermati lo scorso marzo. I negozi chiusi, i ripetuti lockdown in tutto il mondo, il web che aiuta ma indubbiamente non sopperisce in tutto alle vendite fisiche non potevano che farci trovare in una situazione di mercato come quella attuale.

Le griffe segnalano miglioramenti nelle trimestrali di fine 2020 e parlano di ottimismo: è condivisibile?

Credo che la ripresa nel 2021 ci sarà e si rivelerà anche vigorosa. Ma mi aspetto di vederla a fine anno.

Una visione di ampio respiro

Come si lavora, oggi?

Il modello di lavoro si basa su una fortissima flessibilità affiancata dall’assoluta mancanza di programmazione da parte dei clienti. Gli ordini arrivano e vanno consegnati immediatamente. Quindi, è fondamentale avere una grande disponibilità di materia prima ed essere in grado di gestire produzioni con impianti adeguati.

In che senso?

La problematica è duplice: velocità e ordini di volumi ridotti, molto frammentati. Se una conceria non ha un’adeguata struttura produttiva rischia di non poter gestire questa situazione. Noi, per esempio, a settembre 2020 abbiamo inaugurato un nuovo stabilimento produttivo. Non abbiamo assolutamente fermato gli investimenti perché, soprattutto ora, occorre avere una visione di ampio respiro. La speranza è che, quando si ripartirà in modo strutturale, ci sia da parte dei clienti un riconoscimento per quelle aziende che hanno staccato il passo continuando a investire in qualità, sostenibilità, servizio, capitale umano.

Il rapporto con la digitalizzazione

In che modo, nel 2020, è cambiato il rapporto del settore conciario con il concetto di digitalizzazione?

Per far fronte alla contingenza abbiamo accelerato nella digitalizzazione delle nostre aziende. Ma non partivamo certo dal “punto zero”: eravamo già abituati a vari livelli di gestione in remoto delle nostre attività. Quello che vedo più complicato per la nostra tipologia di prodotto è lo sviluppo digitale del processo di presentazione e vendita che richiede necessariamente un approccio fisico e tattile.

Stilisticamente, in tutta questa incertezza, esiste un denominatore comune?

No, non c’è una direzione univoca: tutto dipende dal brand e dal suo approccio di mercato. Ci sono clienti che puntano sulla propria identità di lusso, altri che vogliono sottolineare il valore dell’artigianalità, altri molto più orientati a soluzioni legate allo sportswear.

Le priorità della pelle italiana

Per concludere: quali sono le attuali priorità della pelle italiana?

Indubbiamente, dobbiamo comunicare meglio la tipologia di lavoro che svolgiamo. Dobbiamo dare ancora più valore alla qualità della pelle italiana, una qualità che ci viene riconosciuta in tutto il mondo. E bisogna continuare a investire in ricerca, innovazione e sostenibilità.

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