Fabrizio Masoni: alla conceria serve una visione evoluta

Fabrizio Masoni: “Alla conceria serve una visione evoluta”

Una visione evoluta della conceria. In senso produttivo. In senso manageriale. E, a 360 gradi, in senso sostenibile. Sono queste, in sintesi, le direttrici lungo le quali deve muoversi l’industria italiana della pelle secondo Fabrizio Masoni, fondatore e titolare di Masoni Industria Conciaria (Santa Croce sull’Arno), che, a inizio dicembre, ha fatto il suo ingresso nel Consiglio Generale di UNIC – Concerie Italiane (associazione che fa parte di Confidustria Moda).
Ce le spiega in questa intervista.

Che significato ha il suo ingresso nel Consiglio UNIC?

Sono sempre stato associato. Lo sono fin da quando ho avviato la mia conceria, nel 2001. Essendo fatalista, quando mi è stato chiesto di farne parte, ho accettato molto volentieri. Per me è una cosa “nuova” che affronto cercando di esserne all’altezza e con grande entusiasmo.

Una visione evoluta

Con quali priorità si deve confrontare l’industria italiana della pelle da oggi al prossimo futuro?

La pandemia che stiamo vivendo, non sappiamo quando, ma come è iniziata si concluderà. In quel momento, le nostre concerie ripartiranno e serviranno professionalità e specializzazioni ancora più elevate di oggi.

In che senso?

Occorrerà esprimere un’accresciuta serietà manageriale e aziendale, insieme a un ulteriore miglioramento in termini di sostenibilità e tracciabilità dei nostri prodotti. Ma questi, del resto, sono tutti temi che nel dialogo con i clienti sono emersi da anni. Come già adesso, alle nostre concerie non serve più fare una pelle a un certo prezzo. Serve sapere raccontare che tipo di azienda sei, partendo da dove compri la materia prima arrivando fino a che tipo di lampadine usi.

Dopo un anno così, non si può sbagliare

Che conseguenze avrà questo upgrading?

Probabilmente penalizzerà alcune realtà, quelle meno strutturate. Ma permetterà di ridurre al minimo qualsiasi improvvisazione. Anche perché, quando si ripartirà dovremo essere prontissimi. Quasi sicuramente la ripartenza sarà molto sostenuta e questa prospettiva richiede la capacità di prepararsi. Per esempio, programmando la gestione degli acquisti di materia prima. Insomma: pianificando l’attività per fare meno errori possibile. Dopo un anno del genere, del resto, di sbagli non se ne possono più fare.

Web e acquisizioni

Il lusso, per reagire a Covid, sta spingendo in modo strutturale sull’online: cosa ne pensa?

Noi produciamo per le griffe e per il lusso. E sappiamo che non si può vivere “di solo online”. La vera ripartenza si avrà quando gli aerei torneranno a volare, i turisti a viaggiare, i negozi a riaprirsi come prima. Anche perché ci sono griffe che online lavorano comunque poco. Del resto, online si può comprar quello che si vuole, ma accessori e articoli di alta gamma, proprio perché non sono oggetti di “servizio” o di uso quotidiano, richiedono di vivere un’esperienza di acquisto che chiama in causa la sensorialità: non solo la vista, ma anche il tatto, l’olfatto…

A più livelli, lungo la filiera, il 2020 ha rafforzato il trend delle acquisizioni e delle aggregazioni. Ritiene che proseguirà anche nel 2021?

Probabilmente sì. Anche perché credo che tante operazioni siano state rimandate durante questi mesi. Nel momento in cui ci sarà più stabilità, anche gli investimenti in questa direzione ripartiranno con maggior decisione.

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