Chiusure, sanzioni, leggi ostili: la concia indiana trema

Chiusure, sanzioni, leggi ostili: la concia indiana trema

La concia indiana trema. Mentre cresce la preoccupazione sulle possibili ricadute della legge contro la macellazione delle vacche, due gruppi di concerie sospendono l’attività. Del primo fanno parte le imprese di Kanpur che dovranno chiudere i battenti in vista del prossimo Magh Mela. Nel secondo rientrano 5 concerie dello stesso distretto che hanno violato le norme per la tutela dell’ambiente.

La concia indiana trema

Gli operatori della filiera della pelle, ma anche le istituzioni di alcuni di Stati, mostrano preoccupazione per il disegno di legge che vieta la macellazione delle vacche. Da un lato vi sono gli imprenditori che, come riporta newindianexpress.com, chiedono quali impatti avrà sul loro business questa norma. Tra i timori anche quelli sull’abbandono di animali. Già oggi moltissime vacche scorrazzano libere per le strade delle città indiane. Senza la possibilità di trarne un guadagno, gli allevatori potrebbero liberarne altre. Dall’altro vi sono le parole di Doddalahalli Kempegowda Shivakumar, presidente del Comitato del Congresso del Karnataka Pradesh (KPCC). A suo avviso il disegno di legge contro la macellazione delle vacche influenzerà negativamente l’industria della pelle.

Chi chiude

Nel frattempo le autorità dell’Uttar Pradesh hanno imposto un nuovo blocco alle concerie di Kanpur. Questa volta lo stop dipende dai prossimi festeggiamenti per il Magh Mela, dal 14 febbraio all’11 marzo. Il blocco tocca un lungo elenco di concerie che, secondo le autorità, potrebbero inquinare il fiume Gange con i loro scarichi. Le imprese dovranno ridurre l’attività per 15 giorni e fermare tutto prima dall’11 al 14 gennaio, poi dal 25 al 28 gennaio, in seguito dall’8 all’11 febbraio e infine dal 24 al 27 febbraio. Tutto in corrispondenza delle cerimonie sacre. Cinque concerie dello stesso distretto hanno però già dovuto fermare i loro bottali. Sono le aziende che, come racconta timesofindia.com, le autorità locali accusano di violare le norme contro la tutela ambientale. Ciascuna di esse dovrà pagare una multa di 100.000 rupie, circa 1.300 dollari. Una cifra non indifferente se consideriamo che in India lo stipendio medio mensile di un operaio ammonta a 750 rupie, circa 10 dollari.

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