Colombia in allarme: l’industria della pelle sempre più piccola

Colombia in allarme: l’industria della pelle sempre più piccola

I dati sono incontrovertibili. Negli otto anni intercorsi tra il 2015 e il 2022 l’industria della pelle della Colombia ha visto farsi sempre più piccola la propria apertura verso il mondo. Il fatturato estero, riportano i dati del ministero per il Turismo e le Attività Economiche (MinCIT), è calato dell’8,5% medio annuo. Vedendo i valori assottigliarsi in maniera pericolosa: la Colombia dai 252 milioni di dollari del 2015 è scesa fino a 135 del 2022.

 

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Un’impresa sempre più piccola

L’unico rimbalzo positivo della serie storica si registra nel 2021, quando le concerie colombiane vendono all’estero materiali per 145 milioni di dollari. Il valore è molto più alto degli 87 milioni del 2020 (ma, non va dimenticato, era l’anno dei lockdown globali), così come del 2019 (142 milioni). Il trend in valore, scrive Más Colombia, non rispecchia la gravità della situazione, perché i prezzi alti hanno permesso ai risultati in valore di galleggiare meglio. Guardando ai volumi, lo scenario è più grave ancora: tra 2021 e 2022 il calo è del 41%. Se l’export si è inchiodato, è perché i principali partner commerciali hanno rallentato all’unisono. Come l’Italia, la cui quota nell’export totale nella serie storica è passata dal 17% al 9,2%. E gli Stati Uniti, primo cliente che, pur avendo diminuito gli acquisti, ha visto la sua quota sul totale passare dal 24 al 35,7%. Soluzioni non se ne vedono. Anzi. Il bilancio parziale del primo semestre 2023 vede l’export colombiano perdere ancora il 20%.

Foto da Shuttestock

 

 

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