I tentativi di rilancio della concia di Zimbabwe e India

I tentativi di rilancio della concia di Zimbabwe e India

In Zimbabwe e India provano il rilancio. Nel Paese africano la conceria Boustead Leather vuole superare un recente passato turbolento. E, grazie a importanti investimenti privati, intende contribuire allo slancio della catena di valore della pelle. Parallelamente le autorità locali dell’Uttar Pradesh tentano di riorganizzare il settore della pelle. Come? Con un nuovo parco industriale, lontano da Kanpur. Un progetto ambizioso, su cui però aleggia il fantasma di un vicino buco nell’acqua: quello del distretto bengalese di Savar. Riuscirà l’India a dare l’esempio?

Le iniziative in Zimbabwe e India

Dopo aver chiuso nel 2019 il capitolo della gestione giudiziaria, Boustead Leather di Bulawayo guarda avanti. Lo fa grazie a investimenti privati, che hanno inserito in azienda nuove tecnologie e macchinari. “Questo è il nostro 18esimo mese di gestione e siamo in aggiornamento – spiega a herald.co.zw l’amministratore delegato Sibusiso Sibanda –. La squadra che abbiamo costruito è entusiasta. Quando siamo arrivati, questo posto era letteralmente morto e ci siamo dedicati a riportarlo in vita. Abbiamo iniziato ricollegando l’elettricità, riparando il sistema idrico e fognario e sistemando i locali”. Accanto alla concia, l’azienda ha avviato la produzione in proprio di articoli di pelletteria. Attualmente ha 14 bottali, di cui 11 attivi, mentre gli ultimi 3 entreranno in funzione entro fine anno. “Produciamo pelli bovine ed esotiche – conclude -. L’appetito del mercato è grande. Mentre parliamo, stiamo già ricevendo ordini per il prossimo anno”.

 

Il sogno del nuovo distretto

Dopo la chiusura di 200 concerie dell’Uttar Pradesh, accusate di inquinare il Gange, il timore era che molte non riaprissero più. La quasi totalità è invece operativa. Ora il tentativo di rilanciare il settore passa da un nuovo distretto. Che, come riporta timesofindia.com, sorgerà nei pressi del villaggio Ramaipur. Secondo le prime voci, l’area accoglierà 150 concerie, creando 50.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti. Chi deciderà di spostare la propria attivtà da Jajmau, dove si trova la maggior parte delle aziende, dovrà percorrere circa 15 chilometri. All’India toccherà anche dare l’esempio. Sul nuovo progetto aleggia infatti lo spettro del distretto bengalese di Savar, presentato in pompa magna ma ancora fermo al palo. (art)

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