L’immane battaglia contro gli usi fuorvianti della parola “pelle”

L’immane battaglia contro gli usi fuorvianti della parola “pelle”

Oggetto: in quanti modi è stravolta la parola “pelle”. Ma, anche: come è diventata (purtroppo) un fuorviante strumento di marketing da parte di chi utilizza materiali cosiddetti “alternativi”. E non solo. Il contesto è quello del Decreto Pelle approvato a fine maggio e che entrerà in vigore il 24 ottobre 2020. Come scriviamo nell’ultimo numero del mensile La Conceria: “Quella contro tutti i volontari utilizzi fuorvianti della parola “pelle” si preannuncia come un’immane battaglia”.

Immane battaglia

Non solo un’immane battaglia, però. Ancora peggiore è la sua complessità. La quale deriva non tanto da chi, in modo manifesto, abusa della terminologia ed è (davvero) animal free. Per esempio (fin troppo facile): Stella McCartney. Il fronte più preoccupante è quello composto dai (tanti, troppi) brand, spesso illustri, che mischiano le carte.

Alcuni esempi li trovate sul nostro mensile

Di come brand come Calvin Klein o Armani utilizzano a loro “piacimento” la parola “pelle” insieme a una serie di suoi derivati ed escamotage, trovate un’adeguata rassegna cliccando qui. Qui, invece, potete scoprire le formule di adesione al nostro progetto.

 

 

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