In Bangladesh non sanno più che farsene del grezzo invenduto

In Bangladesh non sanno più che farsene del grezzo invenduto

In Bangladesh il grezzo invenduto finisce sulle strade. I commercianti di materia prima da tempo lamentano le gravi difficoltà a vendere i propri prodotti a un prezzo adeguato. A ciò si aggiunge il fatto che in alcuni distretti le concerie sono talmente in difficoltà da non pagare i conti. E così molti di loro hanno gettato la merce invenduta in spazi pubblici. Ma in sospeso c’è anche molta materia prima rimasta dopo il tradizionale rito sacrificale connesso all’Eid-ul-Azha.

Grezzo invenduto

I commercianti di pelle del distretto di Chittagong sono in grande difficoltà. Non riescono a vendere la loro merce a un prezzo adeguato e rischiano di rimetterci ogni giorno. Allo stesso tempo vantano crediti nei confronti delle concerie. Queste, però, sono a loro volta messe in ginocchio dal rallentamento dei mercati, nonché da problemi interni tra cui l’incapacità di pagare le rate dei mutui accesi. Il risultato è che molti commercianti hanno deciso di liberarsi dell’invenduto, in alcuni casi ormai inutilizzabile, scaricandolo lungo le strade. “Dobbiamo vendere la pelle grezza ai conciatori di Dhaka a credito. Siamo tenuti in ostaggio in quanto non ci forniscono alcun documento e ritardano sempre i pagamenti – racconta a Dhaka Tribune l’ex presidente dell’associazione dei commercianti del distretto, Abdul Kader -. Gli arretrati sono arrivati a 250.000.000 di Taka (circa 2,5 milioni di euro, ndr)”.

 

 

Rubinetti chiusi

Se da un lato avanzano denaro, dall’altro i commercianti di pelle non riescono a ottenere crediti dalle banche. “Non ci forniscono prestiti per cui, se i conciatori non ci pagheranno gli arretrati, affronteremo un grave problema di liquidità” continua Kader. Intanto il governo prova a correre ai ripari. Nei giorni scorsi i vertici della Banca nazionale del Bangladesh hanno annunciato la proroga di tre mesi per la presentazione della riprogrammazione dei prestiti a condizioni agevolate per i conciatori. Il governo punta a fare da garante presso gli istituti di credito. Tuttavia le banche sembrano poco convinte e allo stesso tempo i conciatori non intendono accollarsi nuovi debiti. Parallelamente, il ministro del Commercio Tipu Munshi ha annunciato che potrebbe consentire l’esportazione di grezzo all’estero una volta fissati dei prezzi minimi. Queste cifre dovrebbero essere stabilite giovedì 26 luglio durante un incontro tra esponenti del governo e operatori del settore.

Il problema dei sacrifici

La decisione di spingere per la vendita della materia prima oltre i confini è data anche dalla preoccupazione per ciò che sarà del grezzo ottenuto durante la Festa del Sacrificio (30 luglio – 3 agosto). Nel corso dell’annuale cerimonia religiosa i fedeli macellano vacche e pecore. Solitamente il pellame grezzo rimanente è acquistato dai conciatori. Questo materiale rappresenta circa il 50% della pelle conciata durante l’intero anno. Quest’anno, alle difficoltà già esistenti, si somma il Coronavirus. Così, secondo le stime degli stessi commercianti, la quantità di materia prima grezza raccolta potrebbe scendere del 30%. Secondo i dati dell’Ufficio distrettuale del bestiame, nel solo Chittagong durante la cerimonia del 2019 sono stati sacrificati 730.840 capi di bestiame. (art)

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