Solofra contro la logica del capro espiatorio: parla Mario De Maio

Solofra contro la logica del capro espiatorio: parla Mario De Maio

Riflettori accesi su Solofra e le sue concerie. La presa di posizione di UNIC – Concerie Italiane in difesa del distretto irpino è un passaggio “importante”, sostiene Mario De Maio (DMD Solofra), presidente della Sezione Concia di Confindustria Avellino. Uno step “fondamentale” per fare chiarezza e restituire all’opinione pubblica e ai brand di riferimento della pelle solofrana la verità dei fatti. In altre parole, dare contro a “populismi mediatici e politici” che hanno reso la conceria solofrana il “capro espiatorio” in relazione all’inquinamento del fiume Sarno. Cosa che, proprio, non sta in questi termini.

La verità dei fatti

L’occasione per avviare un processo che ristabilisca la verità dei fatti sull’eccellenza della pelle solofrana, paradossalmente, arriva proprio dalla pandemia in corso. La quale, imponendo il lockdown alle concerie, ha rivelato che la responsabilità dell’inquinamento delle acque non è loro. Infatti, dice De Maio, “se negli ultimi anni si sono verificati sversamenti nella Solofrana, si è trattato di accertati incidenti di percorso, episodi. Da qui a colpevolizzare l’intero distretto, ne passa”.

Una campagna seria

“Tutti i conciatori hanno spinto e spingono – continua De Maio – per accentuare l’azione e le attività per comunicare questi aspetti. L’appoggio di UNIC, così, è fondamentale per iniziare una campagna seria di informazione. Un percorso che permetta ai grossi brand che acquistano le nostre pelli di capire che non devono preoccuparsi. E che non devono fidarsi del sentito dire, perché abbiamo basi certe sulle quali dare senso alle nostre motivazioni”. Certezze che, spiega De Maio, “hanno trovato un alleato anche in Legambiente che ha inviato ai NOE foto e report puntuali realizzati nei giorni successivi al lockdown, quando sono iniziati gli attacchi. Foto e report che dimostravano come le acque fossero pulite da Solofra a Mercato San Severino, mentre risultavano molto inquinate da Castel S. Giorgio in poi, dove si entra in uno stato problematico e di abbandono, perché più a valle delle concerie molti Comuni e fabbriche di altri settori sversano nel Sarno”.

Il lavoro in corso

ARPAC (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) stilerà ogni mese report raccogliendo e offrendoci dati certi e riconosciuti – spiega De Maio -. Questo ci permetterà di dimostrare a brand, politici e comitati vari che noi non possiamo continuare a essere il capro espiatorio quando si parla di inquinamento del Sarno”. Il passo successivo, poi, entra nel dettaglio della pratica gestionale depurativa. “stiamo valutando la situazione, per capire cosa accadrà quando l’impianto di Mercato S. Severino dovrà passare obbligatoriamente sotto la gestione della Gori SpA che gestisce tutti gli altri impianti ricadenti nell’ambito ATO 3 sarnese/vesuviano, mentre il depuratore di Solofra, che ricade nell’ambito di ATO 1 calore/irpino, resterà provvisoriamente ancora sotto la gestione Cogei. Per cui stiamo pensando a un consorzio che, insieme alla parte pubblica, gestisca l’impianto o lo dia in affidamento, come il collaudatissimo modello di S. Croce s/Arno. L’obiettivo è quello di avere continuità nella qualità di trattamento e certezza di costi, per poter dare risposte reali e utili alla società e ai brand”.

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