Guerra al fake: le 5 strisce della Dior Book Tote sono distintive

Guerra al fake: le 5 strisce della Dior Book Tote sono distintive

“La pandemia ha accelerato la trasformazione digitale e aumentato massicciamente l’uso di internet per promuovere e vendere contraffazioni“. Lo dice Pietro Beccari, CEO di Christian Dior Couture, commentando la decisione del Tribunale di Genova. che riguarda la sua griffe. In altre parole, il tribunale ha riconosciuto il diritto esclusivo della maison francese di utilizzare le cinque strisce orizzontali alternate presenti sulla borsa Book Tote (nella foto, tratta da dior.com). Una decisione che s’inserisce nella battaglia al fake della casa madre di Dior, LVMH. La multinazionale francese investe oltre 40 milioni di euro all’anno in operazioni anticontraffazione. E ha rimosso più di 11 milioni di contenuti illegittimi da internet nel 2020.

Il diritto esclusivo di Dior

La sentenza del Tribunale di Genova definisce, dunque, le cinque strisce orizzontali come disegno distintivo della griffe. In altre parole, “rendono possibile l’identificazione delle creazioni Dior indipendentemente dalla scritta Christian Dior”, spiega la maison in un comunicato citato da WWD. Il Tribunale ha, dunque, protetto dalla contraffazione il modello Book Tote di Dior, lanciata nel 2018. D’ora in avanti, come ha avuto modo di sottolineare Beccari, Dior può intraprendere un’azione legale contro chiunque usi il suo motivo a strisce, anche se non usa il nome del marchio.

 

 

La guerra di LVMH

“I contraffattori seguono i mercati e i canali di vendita legittimi. Sono, quindi, presenti sia online che offline. Inoltre, reagiscono molto rapidamente alle nuove tendenze” sottolinea Beccari. Il quale evidenzia anche come LVMH abbia team interni di specialisti che coordinano le azioni antifake con gli inquirenti, le piattaforme di e-commerce e i social media. Proprio questi ultimi “sono diventati un canale molto popolare per i contraffattori e le nostre segnalazioni di contenuti illegittimi sono salite alle stelle. Un boom che, come evidenzia Beccari, alimentale molte attività illecite della criminalità organizzata. Per esempio: riciclaggio di denaro, traffico di droga e lavoro minorile. (mv)

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