Bonomi (Confindustria): “Questo Governo non ci ha mai ascoltato”

Bonomi (Confindustria): “Questo Governo non ci ha mai ascoltato”

Sullo scontro tra il premier Giuseppe Conte e il leader di Italia Viva Matteo Renzi non ha giudizi da esprimere. Carlo Bonomi, dallo scorso maggio presidente di Confindustria (nella foto), si limita a suggerire di “uscire dalla gabbia dei personalismi”, perché “nessuno parla più della realtà, ma la realtà bussa alla porta e presenta il conto”. Quando si tratta, invece, di dare valutazioni politiche sull’ultimo Esecutivo, non si tira indietro. “Questo Governo non ci ha mai dato risposte”, spiega al Corriere della Sera. Anche nel drammatico frangente del coronavirus i Palazzi romani non hanno davvero coinvolto le rappresentanze datoriali. Sebbene è la “manifattura che tiene in piedi il Paese”.

Questo Governo

Alla domanda su quali siano le relazioni tra Confindustria e Roma, Bonomi risponde: “Abbiamo buoni rapporti con i singoli ministri, ma nel complesso questo è stato un Governo molto chiuso su se stesso”. In che senso? “Non ci ha mai dato risposte: zero sul piano Italia 2030 che portammo agli Stati Generali, zero sul piano 2030-2050 che abbiamo presentato all’assemblea generale”. Il cambio di passo auspicabile, in qualsiasi direzione si ricomporrà la crisi, è proprio questo. “Ci piacerebbe essere consultati. In fondo l’industria manifatturiera è quella che tiene in piedi il Paese, è il settore che genera indotto per i servizi ed è quello che va meglio”.

Le partite aperte

Nella conversazione con il quotidiano di via Solferino, Bonomi spiega che sono molte le partite aperte. Dal Recovery Plan, per il quale c’è il primo documento: “Siamo molto critici. Si è arrivati ad approvarlo senza dibattito né confronto. Non ci hanno mai interpellato”. Alle conseguenze della pandemia sull’economia: “Sì siamo preoccupati, l’ISTAT stima che un terzo delle imprese italiane sia fortemente a rischio. Non significa che siano tutte destinate a fallire – conclude –, ma è un numero che fa pensare anche perché la crisi non inizia oggi”.

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