Cina: Nike è più forte del boicottaggio, H&M chiude 20 store

Cina, Nike è più forte del boicottaggio, H&M chiude 20 store

Chi si trova con le spalle al muro, chi pare essere più forte delle pressioni del PCC. H&M avrebbe chiuso circa 20 store in Cina. È una conseguenza della campagna lanciata da Pechino contro i brand occidentali che hanno sospeso le forniture di cotone dallo Xinjiang. Fin qui, però, Nike risulta essere più forte del boicottaggio. Il brand USA è a sua volta vittima dello stesso clima ostile. Ma l’appeal sul pubblico cinese gli consente di reggere l’urto della campagna.

Più forte del boicottaggio

Partiamo dalla nota lieta, se così si può dire. Nike sarebbe così ambito dai clienti cinesi da superare indenne la campagna di boicottaggio. La questione è tutt’altro che pacifica. Come scrive Fortune, il gigante locale della sportiva, Anta, sarebbe ben lieto di approfittare dello stop forzato di Nike (e Adidas) per guadagnare quote del mercato cinese della sneaker. Ma, parlando con Retail Gazette, l’analista Damon Verial scommette che la campagna di boicottaggio possa addirittura rinforzare Nike. Al momento si è assistito “a una corsa nei negozi per comprare le scarpe Nike – sono le sue parole –. Quest’onda di acquisti sembra dovuta alla paura, per quanto ora infondata, che il governo possa emanare divieti o dazi sulle scarpe Nike e altri marchi statunitensi”.

 

 

I problemi di H&M

H&M starebbe pagando invece le conseguenze peggiori della vicenda. Il gruppo svedese dell’e-commerce è stato già estromesso dalle piattaforme e-commerce. Se non bastasse, ha dovuto chiudere a causa di problemi con i proprietari degli immobili 20 dei 520 store che gestisce nella Repubblica Popolare. La vicenda sta mettendo sotto stress il gruppo svedese, che si è detto deciso a riconquistare “la fiducia” del mercato cinese. È forse per questo che, per qualche ora, in una mappa sul suo sito ha attribuito a Pechino un tratto di costa del Mare Cinese del Sud al centro di una disputa con il Vietnam, mandando su tutte le furie il pubblico vietnamita. Come racconta SMCP, gli svedesi hanno corretto “l’errore”. Ma rimane la traccia della confusione.

 

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