La mafia russa dietro la rete delle Hermès false, dice il pentito

La mafia russa dietro la rete delle Hermès false, dice il pentito

Romain Chollet-Ricard, 41 anni, è stato condannato a 6 anni di carcere e al pagamento di una multa da 2,3 milioni di dollari. È uno dei 24 imputati nel processo per le produzione e la vendita di false borse Hermès. Lui, un ex dipendente della maison, è uno di questi. È lui ad aver raccontato che dietro la rete ci sarebbe stata la mafia russa. L’organizzazione, di cui Romain è stato leader, tra il 2008 e il 2012 ha generato un volume di affari stimato in 35 milioni di dollari. Chollet-Ricard ha rilasciato un’intervista nella quale parla anche del perché ha accettato di collaborare e della sua attuale vita in Tasmania, dove risiede da 5 anni.

Il processo

L’imputato ha partecipato all’udienza di Parigi in collegamento video, organizzato dalla polizia della Tasmania. Nell’intervista realizzata da News Corp Australia Network e ripresa da TheMercury.com, Chollet-Ricard afferma di essere stato “manipolato” dalla criminalità organizzata russa. Ha ceduto alla tentazione quando ha avuto l’offerta di fare più soldi rispetto al suo stipendio da Hermès. “È difficile dire di no – racconta –. Ho fatto di tutto per i miei figli. Non sono pericoloso”. L’uomo ci tiene a precisare di non essere un fuggitivo: se non è rientrato in Francia per le udienze, lo si deve al Covid-19. “Credo che in molti pensino che io abbia molti soldi nascosti da qualche parte, ma se fosse così non sarei qui a gestire un ostello” dice. Chollet-Ricard intende fare appello “partendo dalla contestazione della definizione di fake delle borse vendute: i clienti sapevano cosa stavano acquistando e gli andava bene. Erano borse di buona qualità”.

 

 

La mafia russa

“Se è stato coinvolto in questo caso, è perché i mafiosi russi si avvicinano ai lavoratori di Hermès per incoraggiarli a contribuire alla contraffazione. È stato manipolato – sostiene il suo legale, Alexandre Lazaregue, che attende il processo di appello –. È una questione di copyright e non è assolutamente chiaro in Francia”. (mv)

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