Tapestry acquisisce Capri Holdings: rischi, sfide e vantaggi

Tapestry acquisisce Capri Holdings: rischi, sfide e vantaggi

Agosto, per la moda e il lusso, non è quasi mai un mese di grandi notizie. Stavolta è arrivata l’eccezione. Se luglio (giovedì 27) si è concluso col botto, rappresentato da Kering che ha messo sul tavolo 1,7 miliardi di euro per prendersi il 30% di Valentino, agosto (venerdì 10) ha rilanciato alla grande. Tapestry ha deciso di risolvere la concorrenza con Capri Holdings nel modo più dirompente possibile: l’ha comprato. Al di là di rivedere i dettagli dell’operazione, proviamo a valutare rischi, sfide e vantaggi che nascono alla luce di questa acquisizione.

Tapestry acquisisce Capri Holdings

Tapestry (Coach, Kate Spade e Stuart Weitzman) ha acquisito Capri Holdings, (Michael Kors, Jimmy Choo e Versace) attraverso un accordo da 8,5 miliardi di dollari. Saranno soldi ben spesi? A prima vista, sì. Il nuovo gruppo, infatti, parte da un fatturato annuo di 12 miliardi di dollari (rispetto ai 9 miliardi di PVH, i 6,4 miliardi di Ralph Lauren, i 22 dei 6 marchi di moda di Kering e i 42 delle attività di Fashion & Leather goods di LVMH).

“Una soluzione straordinaria”

Ma perché Tapestry ha comprato Capri? Risponde la CEO del gruppo acquirente, Joanne Crevoiserat: “Mentre cercavamo come ampliare le nostre attività – dichiara a WWD – è diventato davvero chiaro che Capri si adattava perfettamente a noi. Versace, Jimmy Choo, Michael Kors sono marchi veramente iconici. Non ce ne sono molti sul mercato. Strategicamente è una soluzione straordinaria”.

Sfide e vantaggi

Crevoiserat spiega anche che la fusione permette l’accesso a un livello superiore del settore lusso con Versace e Jimmy Choo. Quindi, emerge la possibilità di alzare margini e rendimenti, dando vita a un gruppo più che dominante nel segmento del lusso accessibile. Inoltre, le attività di Tapestry diventano più scalabili, avranno una maggiore visibilità all’estero e la possibilità di utilizzare il piano di rilancio che ha funzionato per Coach e anche per Michael Kors. Le sinergie consentiranno al nuovo gruppo di risparmiare 200 milioni di dollari di costi. La rimodulazione degli spazi retail, la profilazione della clientela e la gestione dell’inventario rappresentano altri vantaggi.

Rischi

La capacità di rilanciare il marchio Michael Kors è il nodo centrale secondo gli analisti. Un’opportunità e una sfida allo stesso tempo. E c’entra anche la pelletteria. A Business of Fashion, Jessica Ramirez (analista di Jane Hali Associates) dice che Michael Kors ha rallentato anche perché l’offerta di borse è priva di novità. Non solo: il marchio si affida troppo ai grandi magazzini, che abitualmente scontano le borse. Per gli analisti, Tapestry sa come rilanciare Kors. Perché lo ha già fatto con Coach e Kate Spade. “Il rischio principale è che Tapestry non riesca a risanare Michael Kors e che la complessità del processo di integrazione si riveli più onerosa o lunga del previsto”, ha affermato in una nota l’analista di UBS Jay Sole. (mv)

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