Perché alla moda italiana ora servono innanzitutto periti chimici

Perché alla moda italiana ora servono innanzitutto periti chimici

Alle imprese italiane della filiera della moda oggi servono soprattutto periti chimici. Innanzitutto periti chimici. Lo ha spiegato Paolo Bastianello, presidente Comitato Education di Confindustria Moda, durante il convegno the Future of the Fashion Industry. A proposito di fabbisogno formativo e professionale, nel corso dello stesso evento già Graziano Balducci, CEO di conceria Antiba, ha sottolineato lo stretto legame che c’è tra mercato del prodotto finito e mercato del lavoro. Tra la sostenibilità, ovvero, come valore e la sostenibilità come pratica. Anche Bastianello ha insistito sull’argomento. Se la green economy è una priorità, è prioritario anche ingaggiare chi sappia tradurla in pratica. Ma per le imprese non è così facile.

Innanzitutto periti chimici

Il convegno, svoltosi nella cornice di Pitti Uomo, è stato organizzato nell’ambito del progetto europeo Skills4Smart TCLF 2030. È in questa sede che Euratex ha divulgato i dati della sua ricerca: entro il 2030 il sistema moda europeo (tessile, abbigliamento, calzatura, pelle) avrà bisogno di 600.000 nuovi addetti. Per compensare il turnover generazionale, ma anche per rispondere alle nuove esigenze di mercato. Quanto a oggi, “alle aziende servono soprattutto periti chimici – sono le parole di Bastianello riprese dal Sole 24 Ore –, capaci di gestire la transizione verso la sostenibilità. Ma proprio simili figure tecniche operative sono le più difficili da trovare”.

Il ruolo degli ITS

Il progetto Skills4Smart coinvolge gli istituti di formazione. E proprio gli ITS italiani, che già sincronizzano l’offerta formativa alle esigenze industriali (con un tasso di placement del 93% tra gli ex studenti), possono colmare un gap come quello denunciato da Bastianello. “Gli ITS devono essere luoghi dove si sperimenta l’avanguardia – ha concluso Antonella Vitiello, direttrice di Mita Academy – anche lavorando con nuovi macchinari prima che vengano messi in commercio”.

Foto d’archivio

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